La passione per la montagna, che accumunava tutta la sua famiglia. Quella per l’arte e l’architettura, coltivata nella quotidianità e nell’insegnamento al liceo Candiani di Busto Arsizio. E poi la grande fede che la animava.
La scomparsa di Laura Lualdi, investita ieri a 74 anni mentre camminava sul marciapiede in viale Boccaccio, ha colpito chi la incontrava ogni giorno per qualche istante (leggi qui) e ha ferito profondamente i tanti che la amavano.
Era socia del Cai di Busto dal lontano 1965. Una vita. Il padre Giuseppe e il fratello Mario ne erano stati presidenti, ruolo oggi ricoperto da Paolo Tagliabue. «Ci eravamo visti di recente – racconta quest’ultimo –. Lo scorso 5 novembre aveva partecipato all’ultima uscita prevista fra le gite estive all’Alpe di Rovarnero».
Tagliabue la ricorda come «una persona riservata, molto legata al nostro past president Mario e al quartiere dei Frati, dove ha abitato per una vita con la famiglia».
«Era un architetto di profonda formazione tecnica e culturale – sottolinea Luciana Ruffinelli, già assessore a Busto e in Regione Lombardia che conosceva Laura Lualdi fin dall’adolescenza –. Ha insegnato la sua materia a quasi due generazioni di studenti del nostro liceo artistico». Da grande appassionata di montagna, «negli anni aveva fatto difficili escursioni e ancora sciava sulle sue amate piste di Gressoney. Con l'Ordine degli Architetti di Varese partecipava con entusiasmo ai viaggi di aggiornamento. Interessata, curiosa, appassionata. Sempre giovane. Molto religiosa, si adoperava per far arrivare agli amici la catechesi del suo padre spirituale, abate generale dei Cistercensi. Faceva del bene in molti modi e con grande discrezione. Credo che in tanti la ricorderanno per qualcuna delle sue attività e ne sentiranno la dolorosa mancanza».
È sicuramente il caso degli amici più stretti. Con Rosella Loriga c’era un legame che si rinnovava da sessant’anni: «Con Laura, il dialogo quasi quotidiano anche sulle piccole cose aveva il riflesso del suo profondo senso della vita fatto di fede – spiega –. Anche i problemi di salute non le hanno mai fatto paura: li viveva consapevole del sostegno solido che le amiche di fede condividevano con lei. Il gruppo "Ore 9", puntuale alla messa dai Frati il giovedì, ha costituito per lei l’occasione della cordialità e dell'interessamento personale. Tirava fuori risorse inaspettate, generosa e accurata, con quel suo buon gusto plasmato dalla coltivazione appassionata dell’arte».