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Cultura | 20 novembre 2023, 20:00

VIDEO - Un uomo di nome Carlo Goldoni. Ripensando a quanto era avanti Delia

A tu per tu con Federico Grassi e il dietro alle quinte. Il direttore artistico del teatro Sociale racconta come è nato e il fulcro dello spettacolo “Baruffe, sottane e zecchini” tratto dai Memoires del grande scrittore del Settecento, in scena giovedì 23 e venerdì 24 novembre sul palcoscenico del “Delia Cajelli” per la regia di Alberto Oliva.

VIDEO - Un uomo di nome Carlo Goldoni. Ripensando a quanto era avanti Delia

Hanno scelto di dare il la al teatro di produzione con uno spettacolo incentrato sull’uomo e hanno scelto il più grande scrittore di teatro di tutti i tempi, un rivoluzionario della letteratura mondiale. Ma a loro non interessava mettere in scena la parabola e la sacralità di un grande campione del secolo della Rivoluzione francese, ma un uomo. Così Carlo Goldoni è sì il fulcro attorno cui ruota “Baruffe, sottane e zecchini” in scena al Sociale giovedì 23 (ore 10.30) e venerdì 24 novembre (ore 10.30 e 21), ma è un Carlo raccontato nelle sue fragilità e debolezze, nelle sue crisi, nei suoi picchi di depressione e malinconie. «Un uomo – spiega il direttore artistico Federico Grassi – che ha avuto difficoltà a vivere con il proprio successo. Lui, il visionario, il rivoluzionario, l’autore di una riforma epocale che entra in crisi perché si rende conto di un fallimento, tanto che arriva a dire “Non sono più l’uomo giusto di questo secolo”. Allora mi passi una battuta di Pasolini che mi è sembrata perfetta nel copione: “La morte non è quello di non poter più scrivere delle commedie, ma nel non poter essere più compresi”. Una consapevolezza che Goldoni prova».

Dunque l’umano ed è quell’umano in cui Educarte e Federico Grassi credono. Tanto che hanno saputo coinvolgere ben 2400 studenti nella loro stagione teatrale e 200 nel loro progetto: studenti dell’Olga Fiorini impegnati nei costumi, del liceo artistico Dell’Acqua di Legnano nella scenografia e di Busto Arsizio nella grafica e comunicazione. «Si sta parlando di 200 studenti protagonisti di questa avventura con noi – precisa Grassi – Perché è fondamentale lavorare sul territorio, seminare per un domani parlando ai giovani. E il teatro coltiva l’umano. Da qui l’aggancio al nostro discorso sullo spettacolo di Goldoni».

Accanto a Gustavo La Volpe, all’aiuto regia Giusy Colaci, agli assistenti regia Alessandro Azzimonti, Martina Corvino e alle musiche originali di Bruno Coli, nel cast un ruolo importante lo rivestono le donne: Claudia Donadoni, Silvia Giulia Mendola e Gea Rambelli. «La moglie Nicoletta rappresenta un porto sicuro per Goldoni – spiega – Ma è anche una donna che ha saputo sopportare i suoi capricci e leggerezze. Goldoni ha scritto i copioni per i grandi ruoli delle grandi donne, scrive per loro». E Carlo Gozzi, lo scrittore che ha contrastato la riforma del grande commediografo veneziano? «E’ il fantasma che gli ha inflitto il colpo mortale».

Resta il fatto che Goldoni è uno scrittore di una modernità e attualità incredibili. «In lui non c’è moralismo – rimarca – Le sue commedie sono sì morali, ma c’è differenza tra morale e moralismo. Ha scelto la leggerezza, la voglia di far ridere. La società di oggi, in cui tutto è polarizzato, dove tutti si schierano e giudicano, non si è più capaci di leggerezza, Goldoni dà una bella lezione di vita. Del resto la commedia è stata inventata per questo: per rendere ridicoli i vizi ed esaltare le virtù. Lui ha messo alla berlina i nobili, è stato capace di parlare agli spettatori. A me piace che uno spettatore ritrovi anche in un frammento di una pièce l’eco di qualcosa che appartiene alla sua vita. Ricordiamo il forte potere del teatro: l’uomo ha imparato a conoscersi quando si è visto rappresentato». (VIDEO)

E di echi che rendono divertenti ed efficaci le commedie del Goldoni anche a distanza di secoli ce ne sono tanti: «La leggerezza come capacità di vedere il mondo con disincanto e simpatia – afferma il regista Alberto Oliva – con quella speciale empatia che sa entrare nel cuore di tutti i personaggi e ce li fa amare, senza mai cattiveria. Accanto alla leggerezza, il successo. Vogliamo raccontare la difficoltà di reggere la pressione del successo e la paura di non riuscire a essere sempre all’altezza di se stessi o di quella visione di te stesso che ti appiccicano addosso gli altri. Quanto è attuale questa paura, quanto ne siamo pervasi oggi. E proprio per questo è importante affrontarla nel confronto con un genio del passato, per comprendere insieme con lui quanto questo sentimento di precarietà e questo malessere siano universali e sempre attuali».

Ma c’è di più. I Memoires di Goldoni erano già stati ospitati al Sociale. «Nel 1993 Delia Cajelli aveva organizzato non solo la messinscena di questo testo autobiografico, ma addirittura un convegno su Goldoni. Quindi è un modo anche per ricordare e riprendere questo fatto, anche se con un’importante evoluzione», conclude il responsabile di Educarte Daniele Geltrudi.  

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Laura Vignati

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