Nella vita frenetica che si vive al giorno d’oggi, spesso si dimenticano le tradizioni. Proprio per tenerle vive e diffonderle, affinché non vengano dimenticate, Auser - associazione di volontari che si occupa di promozione sociale, incentivando la cittadinanza consapevole, l’invecchiamento attivo e l’incontro tra generazioni - ha inaugurato le sue “Tradizioni a Merenda”, con l’obiettivo di conciliare incontri dialettali e cucina bustocca.
Il primo appuntamento si è tenuto questo pomeriggio - venerdì 3 novembre - nella sede dell’associazione, in via Alessandro Volta 5, a Busto Arsizio. Il tema dell’incontro è stato il mese di novembre, con particolare attenzione alla commemorazione dei defunti, che è stata celebrata ieri. Alla fine, i presenti hanno potuto gustare i dolci tipici di questa ricorrenza.
L’architetto Carlo Valentini ha riportato gli ospiti indietro nel tempo di quasi cent’anni, leggendo poesie degli anni ’30 del secolo scorso, tutte rigorosamente in dialetto bustocco, con riferimenti all’epoca in cui la città aveva un’economia ancora strettamente legata al mondo agricolo.
Le opere lette e commentate - che sono state tradotte per chi non conosce il dialetto - contengono riferimenti al mese appena cominciato, con richiami a date particolari, come il Giorno dei Santi (1° novembre), San Martino (che si festeggia l’11) e la "Festa dei Morti", a dimostrazione di una cultura radicata verso la commemorazione dei defunti.
Queste poesie hanno permesso di richiamare momenti e personaggi importanti per la storia della città, ma anche di farne conoscere leggende (come la processione delle anime dei defunti) e la storia. Tra atmosfere rurali e immagini di focolari, sono però emersi anche temi molto attuali, come il bullismo e l’importanza del ricordarsi di chi ci ha lasciati.
Alla fine, non è potuto mancare il riferimento alla cucina bustocca, partendo dalla “buseca”, la trippa, che si mangiava solo in inverno, perché all’epoca delle poesie si preparava il cibo esclusivamente sul fuoco. Siccome questo piatto richiede oltre due ore di cottura, in inverno lo si cuoceva bruciando la legna sia per scaldarsi sia per cucinare, evitando così di sprecarla d’estate, quando non c’era la necessità di mantenere calda la casa.
È stata dedicata anche una parentesi ai dolci tipici della Festa dei Defunti, il “pan di morti” e le “ósi da mortu”, cioè il pane dei morti e le ossa dei morti, che non sono tipicamente bustocchi. Infatti, in città si preparava una versione povera di questi dolci, senza spezie né cacao. Si trattava di una specie di frittella con pezzetti di noci e arachidi. Ma i presenti hanno potuto fare merenda con i dolci preparati secondo la “vera” ricetta, cucinati dalla Gastronomia Bottega & Bistrot Pepe Bianco.