Lo sport va al di là dell’attività fisica e dell’agonismo. È una vera e propria palestra, non solo per il corpo, ma soprattutto di vita. Allena il fisico, la mente e il cuore; insegna valori, dedizione, spirito di sacrificio, voglia di migliorarsi e di continuare a lottare dopo le sconfitte. Di questo sono testimoni tre grandi atleti: Gianluca Genoni, Giorgio Rocca e Dario Andriotto.
Questi campioni - nella vita oltre che nello sport - sono stati invitati nella serata di ieri, martedì 10 ottobre, al Teatro San Giovanni Bosco di Busto Arsizio, in occasione della festa patronale di Sant’Edoardo. L’incontro non è nato per celebrare le loro vittorie, ma per trasmettere il valore educativo dello sport e la sua importanza per la formazione del carattere dei più giovani, indipendentemente dalla disciplina che si pratica.
La giornalista Pamela Lainati - moderatrice - ha aperto lo scambio di opinioni pensando allo sport come a qualcosa che i genitori fanno fare ai loro figli perché fa bene, e durante l’adolescenza per tenerli lontani dalla tecnologia. Viene quindi concepito per un altro scopo, senza considerare i valori che trasmette: è educativo, fornisce un’etica personale, la capacità di risollevarsi e tanta grinta.
Giorgio Rocca ha da subito chiarito che - quando si inizia a praticare uno sport - non lo si fa per diventare campioni, ma per passione. Una passione che in lui è nata quando era all’asilo e gli faceva sperare che suo padre lo andasse a prendere per portarlo sulle piste. «Fino a 14 o 15 anni l’ho fatto solo per divertimento - racconta - e c’erano molti amici più bravi di me. Poi, durante l’adolescenza molti di loro hanno abbandonato questo sport. Da genitore, dico che noi dovremmo incoraggiare i nostri figli a non lasciare l’attività che svolgono, senza però forzarli a diventare campioni. Anche se non si diventa agonisti, lo sport ti fa nascere il desiderio di fare bene, anche nella vita. Noto spesso che i risultati scolastici migliorano di pari passo con le prestazioni fisiche».
Lo sport insegna anche a fare sacrifici, come ha sottolineato il campione di ciclismo Dario Andriotto. Sacrifici in primis dell’atleta, ma anche della famiglia e degli allenatori. «I miei compagni di scuola andavano a casa a mangiare - ricorda - io invece mangiavo un panino prima di uscire perché appena arrivato a casa dovevo andare in bici, perché poi diventava buio».
Giorgio Rocca ha amato lo sci fin da bambino, Dario Andriotto si è appassionato al ciclismo quando davanti a casa sua è passata una gara. Ancora più incredibile è la storia dell’apneista Gianluca Genoni, che ha iniziato ad andare in piscina a 5 anni perché aveva una gran paura dell’acqua, ed è arrivato a stabilire ben 18 record.
«È bellissimo riuscire a stabilire un record - afferma - anche perché ci lavorano tante persone. Ma l’importante, in ogni sport e a qualsiasi livello, è mettersi alla prova e provare esperienza nuove. Ora non faccio più record, ma pratico ancora l’apnea. Quello che spinge a farlo è la bellezza che si trova sotto al mare, con la calma e il blu che ti avvolgono. Queste emozioni vanno al di là del record».
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