Oltre un anno di presidio, giorno e notte, sette giorni alla settimana. Accadde a Cassano Magnago tra 1992 e 1993. Si battevano, gli attivisti, contro la realizzazione di un termodistruttore in via Cellini. Con loro, a vario titolo, c’erano tutti: partiti politici, associazioni, semplici cittadini. Perché quell’impianto di cui si sapeva poco o nulla, voluto da un’impresa privata e avallato, almeno inizialmente, dalla Regione, sollevava troppi dubbi, troppi timori per la salute pubblica. «Come tanti altri, c'ero anch'io», ricorda Maurizio Toniato, oggi alla guida delle Acli, fra i promotori dell’incontro che, il 12 ottobre, alla ex chiesa di San Giulio, rievocherà la vicenda. «Non avevo esperienze pubbliche. Ed ero una persona riservata. Mi trovai buttato lì». In mezzo alla pugna, viene da dire, visto che nell’annuncio della serata di giovedì prossimo (file in fondo) si parla di una vera e propria “battaglia”, rigorosamente civica.
Ricorda Toniato: «Un’azienda di carpenteria metallica, la Calor Impianti (oggi non esiste più, Ndr) pensò di convertirsi in modo radicale, comprando un forno che avrebbe dovuto “mangiare” rifiuti ospedalieri». Le prime carte, tra ditta, Comune, Provincia e Regione, giravano, un po’ sottotraccia, dal 1988. Ma fu nel Novanta che il caso esplose: autorizzazione regionale accordata, Consiglio comunale unanime nel votare una “mozione contro” e nascita, a settembre, del Comitato cittadino “Fermate l’inceneritore”. La battaglia, combattuta nelle sedi istituzionali e fra la gente, quasi casa per casa, era solo all’inizio. E sfociò in una mobilitazione che entrò nella storia locale.
Mentre si succedevano le iniziative tra Cassano, Milano e Roma (ci furono anche interpellanze parlamentari) la Calor Impianti attivò il forno, senza le necessarie autorizzazioni, una volta nel 1991 e una l’anno successivo. Sollevando ulteriori sospetti sulla trasparenza della sua azione e commettendo un errore. Perché i cassanesi proprio non ne volevano sapere. In 500 si presentarono al Pirellone e, il 2 ottobre del 1992, iniziò il presidio.
«Ci davamo il cambio, a turni, – ricorda Toniato - controllavamo che non capitasse nulla di strano, 24 ore su 24. Al mattino, quando si staccavano quelli che dovevano tornare a casa o andare a lavorare, arrivavano i pensionati. Sorvegliavano e giocavano a carte. Passavano lì il tempo, tanto che arrivò anche qualche lamentela – rievoca con un sorriso – perché la clientela era diventata meno numerosa, in alcuni bar».
Al braccio di ferro partecipò, ovviamente, l’Amministrazione comunale, per giunta in un periodo burrascoso, quei primi anni Novanta che, fra Prima Repubblica, ascesa della Lega e inchieste, impattarono sulla politica italiana fino a entrare nei libri di storia, cambiando e dividendo l’opinione pubblica. «Ma la causa che, qui, portammo avanti – fa presente Toniato – bene o male fu sostenuta da tutti, con correttezza: in un anno di presidio non ci fu una denuncia, non un’azione fuori posto. Era importante: le sensibilità in gioco erano numerose e diverse, davanti a un passo falso qualcuno avrebbe potuto sfilarsi».
I cittadini di Cassano tennero duro per mesi, fino all’autunno del 1993. A quel punto l’autorizzazione regionale a Calor Impianti, scaduta, cadde definitivamente. Vittoria: niente inceneritore a Cassano Magnago. «Era il 12 ottobre – rimarca Toniato – stessa data in cui, 30 anni dopo, ricorderemo quella storia. Alcuni dei protagonisti non ci sono più ma abbiamo pensato che possa avere un senso tornare sulla vicenda».
La serata ripercorrerà la mobilitazione nella sua complessità: non mancarono colpi bassi, carovane di pullman, interventi della magistratura. Tra le presenze, sono previste quelle di Catia Bignardi (anima di Arci Sport), Maurizio Maggioni (ex candidato sindaco a Busto, oggi in Consiglio comunale), Carlo Monguzzi (assessore regionale negli anni Novanta), il giornalista Angelo Perna, che per la Prealpina seguì passo passo la vicenda, Barbara Meggetto (allora nel comitato, ora presidente regionale di Legambiente) e Mauro Gnocchi (a sua volta in campo, poi tra i fondatori, e a lungo presidente, del Cigno verde in città). Fervono i preparativi per mettere a disposizione materiale d’annata, immagini e pagine di giornale.
«Quell’esperienza – afferma Toniato – ha segnato e fatto maturare molti, a livello civico. Di sicuro me. E non si esaurì: diverse persone che si impegnarono allora diedero vita ad altre realtà. Ci fu anche un po’ di fortuna, ma va riconosciuto il valore di una risposta corale, tantissimi portarono il loro mattone. Io, lo ammetto, ne vado orgoglioso». Dalle 21, ingresso gratuito.