Ieri... oggi, è già domani | 05 luglio 2023, 05:00

"i ferie" - le ferie

"Poca genti in giru. Tuci al mar o in muntagna" (Poca gente in giro. Tutti al mare o in montagna).

"i ferie" - le ferie

"Poca genti in giru. Tuci al mar o in muntagna" (Poca gente in giro. Tutti al mare o in montagna). E' laconico, Giusepèn, nel commentare la situazione odierna. Poi, sempre Giusepèn, tira in ballo le "ferie" della sua "stagione" e non si meraviglia affatto di come "una volta" si stava a casa il giorno di Ferragosto e, qualche anno dopo, "ghea 'na semana da sta a pusi, e basta" (bello quel "a pusi" che ingentilisce la parola "ferie"), per dire che "c'era la settimana di ferie che consentiva un meritato riposo e quel "a pusi" voleva significare "al riparo" sia dal sole cocente sia da ogni svago che non tutti potevano permettersi.

Al riguardo, anche la mia Pierina raccontava di essere andata a Cervinia, con tutto il Personale della Tessitura Fratelli Colombo (dove mia madre lavorava "sui telai") e ogni spesa era a carico dell'Azienda. Qui, c'è un aneddoto semplice e "tragico" da raccontare. La Signora Piera (una dei soci dell'Azienda) aveva detto ad alta voce, "Piera, vieni un momento" e nessuna Piera aveva risposto. Quindi, Donna Piera si avvicina a mia madre e le dice "a disu mo, là …. t'e s'è sturna?" (dico, sei sorda? e mia madre, sentendosi apostrofata, dapprincipio c'è rimasta male e ha chiesto scusa alla sua titolare, poi ha aggiunto: "ca la ma scusa sciua Piera, ma men sun Pierina e non Piera", spiegando l'arcano.

E' qui che Donna Piera si è scusata a sua volta, per il tono "bruscatòn" (non proprio gentile) che aveva usato nel chiamare mamma. "Men a penseu che ti se Piera teme men, inveci s'e Pierina" (pensavo che tu sei Piera come me, invece sei Pierina) e, la mamma mostrava fiera la sua carta di identità dove c'è scritto Pierina Reguzzoni, fu Angelo e fu Brazzelli Maria (allora, sulla carta d'identità erano indicate sia la paternità sia la maternità del soggetto; poi per la cosiddetta Legge sulla Privacy, le generalità hanno avuto una drastica rettifica).

Per ritornare a Giusepèn, le "ferie" che via-via si sono concordate tra Sindacati e Aziende, vivevano esperienze differenti tra Maestranze e Titolari d'Azienda, con distinzione di … destinazione.

Si organizzavano dite in pullman nelle zone vicine, come ad esempio Genova, Macugnaga, Cervinia con una permanenza di due-tre giorni, magari una settimana (e non più) oppure una gita al Sacro Monte di Varese, da impegnare una giornata intera, da intraprendere col "caretòn" su cui prendevano posto non solo i familiari, ma pure le vettovaglie che riguardavano sia le Persone sia il cavallo. Queste "trasferte" si facevano in comitiva. Più famiglie offrivano la propria disponibilità e tutti insieme si faceva "baldoria al scepu di tri Cruseti" (lo spiazzo al ceppo delle tre Croci, in cima al monte e sopra il Santuario del Sacro Monte di Varese.

"I sciui" (i signori, i ricchi) avevano altre mete. Scoprivano località marine come Rimini, Cesenatico e località "amene" che arrivavano a scoprire la Sardegna e la Sicilia, magari con soggiorni lunghi, di una durata che andava dai quindici giorni al mese.

Giusepèn riflette pure sulla differenza delle "ferie" - il Lavoro richiedeva impegno di mano d'opera costante e bloccare la produzione era considerato uno scandalo. Quindi, le "ferie" si organizzavano in modo tale da garantire a turno, la presenza del Personale e ovviamente, la produzione.

Allora esisteva anche il "fuori-busta" che permetteva all'Azienda di risparmiare sulle tasse e al Lavoratore di usufruire di un'entrata  consistente sia nell'usufruire del periodo delle ferie sia, rinunciando alle ferie stesse. Giusepèn si ferma qui nel trattare l'argomento. Di certo è che oggi, tutto il sistema è cambiato e, soprattutto, si è eliminato (ufficialmente) il fuori-busta per non incorrere nelle strali della Legge sul Lavoro.

 

Gianluigi Marcora

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