Ieri... oggi, è già domani | 25 maggio 2024, 06:00

"i niscòei e i galughi" - le nocciole e i maggiolini

Prima di descrivere la "storia" faccio presente il commento di Giusepèn: "m'à rigurdeu pu, ma pensa mal'ea ul magiu di tempi'n dre" (non mi ricordavo di quel detto, ma pensa com'era il mese di maggio in quei tempi)

"i niscòei e i galughi" - le nocciole e i maggiolini

Il mio amico Luigi Pinciroli Presidente dell'Associazione "Volontari del Sollievo", (a proposito, occorre dare una mano concreta a questi intraprendenti "ragazzi") mi sottopone un detto antico della Parlata Bustocca che a mia volta mostro a Giusepèn: "l'è magiu, scorla a niscioea  e fò burla giù i galughi" che tradotto, fa "è maggio, scrolla la pianta delle nocciole e fa cadere i maggiolini".

Prima di descrivere la "storia" faccio presente il commento di Giusepèn: "m'à rigurdeu pu, ma pensa mal'ea ul magiu di tempi'n dre" (non mi ricordavo di quel detto, ma pensa com'era il mese di maggio in quei tempi).

La riflessione è giusta, giustissima. Vuole dire che a maggio, non solo si mieteva il "magencu" (grano che maturava in quel mese, da cui ha ereditato il nome), ma il tempo si preparava all'estate, misurando la primavera col tepore che diventava …. caldo. Si cominciava ad andare in giro "in pe'n tera" (a piedi nudi) e si giocava, pure. Tanto è vero che le mamme, per risparmiare sulle suolature delle scarpe, istigavano i figli a "inventare giochi" dove si poteva praticarli a piedi nudi.

Poi c'era chi giocava al pallone "ul furball" che deriva dall'Inglese "football" che procurava tagli e sbucciature sulle dita che poi venivano medicate dalle mamme. Rincorrersi a quei tempi "a gosa", "ul tigalè", "a corda" e perfino "a scondàs" si praticavano a piedi nudi, tra schiamazzi e urla di gioia. Ragazze e ragazzi, tutti insieme nei giochi; specie quello della "corda" manovrata dai due capi, da mani cadenzate per fare in modo che la corda "mossa a cerchio" andasse sopra le teste di chi si immetteva nel cerchio e che doveva saltare per non interrompere l'andamento della corda.

Il gioco, poteva durare ore e chi sbagliava il salto almeno tre volte, incappava in una "penitenza" tanto illogica quanto surreale. Ad esempio "curi tri oelti inturnu a cò" (gira tre volte attorno alla casa", ma pure "daghi'n basen a …." (dai un bacio a …). e si aggiungeva il nome della "beneficiaria" o del "beneficiario".

Torniamo al … .noccioleto che mostrava nocciole di una certa dimensione (sembravano biglie) e che nascondevano i maggiolini (nome derivato anch'esso da maggio) che riposavano paciosi, nascosti dietro le foglie. Appena i maggiolini cadevano sul manto erboso, li si raccoglieva e si procedeva a "inventare" un altro gioco. Si prendeva un filo di refe (chiesto a mamma) dalla lunghezza di almeno due metri e lo si legava alla zampina del maggiolino. Che poteva reagire in due modi: aprire le alucce e scappare (il filo, però gli calibrava il volo) oppure restare sonnolento ad aspettare le reazioni dei ragazzi.

A questo punto, per i maggiolini sonnolenti, si intonava una canzoncina che diceva così: "ula-ula ca ga egn ul lu" (vola-vola che arriva il lupo) e si aspettava la reazione della bestiola. Che avrebbe potuto volare (scappando) per la prospettiva di non essere "sbranata dal lupo". Nessuno mai ha visto il lupo attaccare i maggiolini, ma nella nostra fantasia dell'epoca, era possibile dare un'avvertenza al pigrone-maggiolino. Una variante al gioco, era la competizione fra i diversi maggiolini attaccati al filo che disperatamente cercavano la libertà. Andava a finire che i voli si intersecavano e nel giro di una decina di minuti e si formava un "gomitolo" dove al centro c'erano le numerose bestiole che non protestavano, ma si lasciavano liberare la zampina per potersi di nuovo accovacciare sul noccioleto.

Un ritornello che Giusepèn ricorda e che spesse volte noi ragazzi ci sentivamo dire era "giochi innocui per bimbi scemi" - forse "scemi" erano coloro che non avendo fantasia, sapevano solo giudicare a disdoro quei bravi ragazzi che volevano semplicemente crescere, amando gli animali e la natura.

Gianluigi Marcora

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