Torino come culla di un laboratorio sulla cybersecurity, mettendo insieme aziende, centri ricerca e università. Questo vuole essere il Cyber harbour, presentato oggi al Centro congressi del Lingotto.
Un'iniziativa in cui recitano un ruolo di primo piano Enel e il fondo di investimento Planven entrepreneur ventures. Con loro, anche Nozomi - start up nata nel Varesotto dieci anni fa, con centro ricerche in Italia, ma con sede a San Francisco - in cui Planven ha investito. Proprio Enel vanta una risorsa a disposizione il Cert, quartier generale che si trova qui a Torino e che da sempre opera nella sicurezza digitale dell'azienda in corso Regina Margherita 267, anche se ormai è in atto lo spostamento di Enel verso il Lingotto. Proprio Nozomi, peraltro, dieci anni fa era stata incubata da Enel che ne aveva intuito le potenzialità.
L'obiettivo di Cyber harbour è quello di instaurare un centro di eccellenza che diffonda la consapevolezza sul tema attraverso progetti, sfide tematiche, lezioni e conferenze, stimolando l'innovazione, la ricerca e la nascita di start-up. Il Cyber Harbour si ripropone di coinvolgere altre aziende, istituzioni e partner accademici interessati a collaborare insieme.
Stimolare il dibattito, la collaborazione e le professionalità
"Vogliamo stimolare il tema, il partenariato e anche la professionalità su un tema fondamentale, ma su cui bisogna ancora maturare consapevolezza", dice Carlo Bozzoli, head of global digital solution Enel. "La difesa del perimetro di aziende nazionali come Enel deve essere percepita come un'occasione di business, ma anche di formazione di professionalità in cui altri Paesi sono più avanti".
"Abbiamo scelto Torino perchè qui abbiamo il nostro storico centro di cyber sicurezza, abbiamo le persone, le professionalità e ci sono grandi atenei", aggiunge Bozzoli. "Vogliamo dare al Paese un ruolo su questo tema. Ne abbiamo bisogno anche a livello di competenze e vogliamo aiutare il mondo dell'Università a creare percorsi specifici. Magari insieme ad altre aziende di altri settori che possano avere le stesse necessità. I mondi digitali sono iper convergenti e interconnessi e questo apre a nuovi rischi: per questo bisogna stimolare un'imprenditoria sul tema, anche giovanile, alimentando un habitat di start up come già accade nel resto del mondo. La barriera non è più tecnologica, ma culturale e di postura dei vertici aziendali".
"Sono orgoglioso di far parte di Cyber harbour - dice Andrea Carcano, uno dei fondatori di Nozomi - perché chi fa cyber sicurezza impara presto che l'unico modo per riuscire e fare progressi è fare squadra e collaborare, magari per attività complementari".
"Essere un'infrastruttura critica non consente sconti - dice Yuri Rassega, responsabile Cyber security di Enel - Ed è importante che siano in primis le persone a fare cyber sicurezza. La tecnologia serve, tantissimo, ma è indispensabile ci siano le persone competenti".
Butti: "Il Governo sostiene la sicurezza digitale"
"Questo governo ha investito molto sul partenariato pubblico e privato, quindi appoggiamo con convinzione progetti come questi, soprattutto con un player come Enel e le Università", dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio, con delega all'Innovazione, Alessio Butti.
Su questo tema, infatti, la bilancia pesa enormemente verso gli Stati Uniti, nella Silicon valley, dove non mancano fondi e investitori. E iniziative come queste vogliono riequilibrare il rapporto verso il nostro Paese. "Per la prima volta la cybersicurezza entra nel Codice degli appalti e questo contribuirà alla cura nell'acquisto di hardware e software, difendendo il Paese", conclude il sottosegretario.