Manzoni non solo ha toccato quel ramo del lago di Como, ma ha soggiornato anche sul Lago Maggiore, a Morosolo e tramite Luigi Tosi che ha influito sulla sua conversione ha avuto contatti con Busto Arsizio. Un pomeriggio all’insegna delle “Curiosità su Alessandro Manzoni” ha animato ieri, lunedì 29 maggio, la sede della Famiglia bustocca. Per l’occasione il sodalizio di Busto Arsizio ha affidato l’argomento a Franco Bertolli, ex direttore della Capitolare di Busto Arsizio. Ad accoglierlo, tanti soci dell’associazione e la presidente Mariella Toia che ha omaggiato con un dono Bertolli.
L’argomento affidato al responsabile della Capitolare non era semplice: si trattava di illustrare quello che dello scrittore dei Promessi sposi non si sa, quello che mette in collegamento l’autore con la nostra città, il territorio. E Franco Bertolli non ha tradito le aspettative: con la grande passione per la storia che lo anima da sempre in più di un’ora di spiegazione ha intrattenuto il pubblico illustrando “il dietro alle quinte” del padre della letteratura e della lingua italiana.
«Ha soggiornato in territorio varesino – ha spiegato - si è trattenuto a Morosolo o a Lesa perché la seconda moglie Teresa Borri aveva delle proprietà. Ma soprattutto si è recato più volte a Lesa, vicino a Stresa dove abitava il grande filosofo Rosmini con il quale aveva condiviso discussioni e idee. Per i contenuti, mi è piaciuto cogliere l’abilità di scegliere i soprannomi dei suoi personaggi: tutti hanno un significato o serio o ridicolo o tragico. Così c’è l’Azzeccagarbugli, il Griso, la stessa Lucia Mondella (da munda, pura, casta), Renzo Tramaglino (dalle trame della lavorazione tessile). La sua filosofia è moralizzante ma leggera. Il romanzo non è da raccontare ma da leggere: solo così ci si rende conto degli insegnamenti morali e ci si innamora».
Ma accanto alle città, di rilievo anche il contatto tra il Manzoni e il bustocco Luigi Tosi, il canonico di Sant’Ambrogio poi nominato vescovo di Pavia che ha influito sulla sua conversione: non è stato un fenomeno miracolistico, ma frutto di riflessioni, «non un colpo di genio – ha precisato Bertolli – ma un processo lungo». (VIDEO)
Attraverso i disegni del vignettista del Manzoni Francesco Gonin che ha illustrato l’edizione del 1840 dei Promessi sposi, Bertolli ha raccontato gli snodi fondamentali del romanzo: da quel ramo del lago di Como all’incontro con i bravi, dalla Perpetua ad Agnese, da Fra Cristoforo a colloquio con don Rodrigo al matrimonio a sorpresa, da Gerturde all’Innominato e così via. Insomma ha raccontato quei particolari trovando agganci all’attualità, enucleando temi che passano in secondo piano nella lettura come il denaro o quelli più immediati come la vocazione, la conversione, l’umorismo, la “logica” dell’oste e tanto altro.
Sempre attraverso le illustrazioni Bertolli ha mostrato foto del matrimonio tra il ventitreenne Manzoni e la diciassettenne Enrichetta Blondel, la bella ginevrina da cui avranno tanti figli che Manzoni vedrà morire. Dunque una vita segnata da tragedie per cui Manzoni cercava consolazione nei numerosi amici anche internazionali che aveva. Poi le foto della casa in via Belgioioso a Milano, la biblioteca della villa di Brusuglio, proprietà di Carlo Imbonati, la sua famiglia, i ritratti del Manzoni anziano.
E poi non solo i Promessi sposi. Bertolli ha citato passi salienti anche del Manzoni giovane che hanno avuto un’influenza fondamentale nel suo pensiero, come il carme “In morte di Carlo Imbonati”: “Sentir e meditar, di poco esser contento, della meta mai non torcer occhi, conservare la mente e la mano pura, non ti fare mai servo, il santo vero mai non tradir”.
Un accenno è stato fatto anche alla sua fotografia in versi, in una poesia giovanile dove traccia un ritratto di sé: “capelli bruni, alta fronte, occhio loquace, naso non grande, bocca esile, lingua or spedita or tarda, mai vile, duro di modi ma cuor gentile…”.
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