Laura Prati aveva un sogno e lo stava realizzando: laurearsi all'Università di Ferrara in Beni culturali. La violenza ha spezzato la sua vita, l'ha strappata ai suoi cari e all'impegno per la sua Cardano al Campo, di cui era sindaca, ma le ha anche impedito di concludere un percorso che le era caro.
Qualcuno però sta combattendo per lei, suo figlio Massimo Poliseno. Che si è rivolto al presidente Mattarella, apprendendo che farà visita a Ferrara il 4 aprile per l'inaugurazione dell'anno accademico: «Ho tentato di scrivere nuovamente al Presidente della Repubblica per cercare di ottenere il riconoscimento per mia mamma di una laurea alla memoria»
Nella mail, Massimo ricorda il dolore e l'orgoglio per la sua mamma, uccisa nel 2013: «Non è certamente mai facile per una famiglia sopportare il dolore per la perdita di un proprio caro. Ancora più difficile è accettarlo quando il suo sacrificio è avvenuto per difendere l’onore dello Stato e delle nostre Istituzioni. Di fronte a tragedie di questo tipo può apparire insignificante il raggiungimento del traguardo della laurea, ma in realtà in molti casi può essere uno dei pochi “rimedi” in grado di alleviare la sofferenza dei familiari della vittima, oltre che un modo per omaggiare del suo sacrificio chi non c’è più».
Laura aveva a cuore cultura e istruzione, «assolutamente fondamentali e funzionali al vivere civile». Lo gridano le numerose attività promosse dal Comune, tra cui il festival della letteratura Libreville, il Festival degli artisti di strada, «ma anche e soprattutto corsi di Italiano per gli alunni extracomunitari delle nostre scuole nonché, in un’ottica di integrazione culturale, corsi di Arabo». Amava avvicinare giovani e istituzioni e Cardano è stato «uno tra i primi Comuni a dare vita al Consiglio comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, il primo in Europa tra l’altro a introdurre nello Statuto il principio della parità di genere».
Ma lo sussurrava anche nella sua vita con una decisione presa: nel novembre del 2009 si era iscritta alla Facoltà di Scienze dei Beni Culturali e Ambientali dell’Università di Ferrara, «inseguendo quel sogno di laurearsi da tanto tempo coltivato». Lo portò avanti con parecchi sacrifici, visti gli impegni che doveva affrontare ogni giorno, e «riuscì con determinazione a superare con ottimi voti gli esami che sostenne».
Il sogno stava diventando realtà: «Mia mamma l'avrebbe certamente realizzato e che soltanto quegli spari in Municipio del 2 luglio 2013 le hanno impedito di concretizzare».
Di qui l'appello di Massimo: «Sono fermamente convinto che la morte di una persona non debba tradursi anche nella morte dei suoi sogni e delle sue idee, ed è proprio per questo motivo che mi sono deciso a scriverLe. Vorrei tanto riuscire ad aiutare mia mamma a realizzare il suo sogno facendo ottenere per lei il riconoscimento per lei di una laurea alla memoria».
Il figlio di Laura, sottolinea che le disposizioni in materia indicano «che i Rettori delle Università sono autorizzati a conferire, a titolo di onore, la laurea alla memoria degli studenti caduti sul campo dell’onore e per la difesa della Libertà». Un lessico scolpito nel tempo, che andrebbe riletto nell'attualità per essere applicato.
I precedenti ci sono: «Il presidente Oscar Luigi Scalfaro si avvalse del Decreto citato per conferire la laurea ad uno studente di 22 anni, Dario Capolicchio, iscritto al primo anno di architettura e rimasto tragicamente ucciso nella strage di via dei Georgofili. A mio parere, pertanto, la disposizione in oggetto è a fortiori applicabile al caso di Laura Prati. Chi tra gli altri, infatti, potrebbe ritenersi caduto sul campo dell’onore e per la difesa della libertà, se non un sindaco ucciso per aver fatto il proprio dovere sino in fondo a difesa dell’onore e della credibilità delle nostre istituzioni?».
in questi dieci anni Massimo Poliseno si è mosso in questo senso, «ma purtroppo mi è sempre stato risposto che la legge non consente il conferimento di questo riconoscimento in casi come quello di mia mamma».
Ma casi come Capolicchio o anche e quello di Antonio Megalizzi - ucciso nella strage di Strasburgo - l'hanno indotto a muoversi così: «Ho, quindi, deciso di rivolgermi direttamente a Lei, pregandoLa di accogliere questa mia richiesta e aiutarmi, così, a realizzare il sogno di mia mamma, conscio che il 4 aprile prossimo si recherà a Ferrara per l'inaugurazione dell'anno accademico. Ciò, oltre a significare un grande onore per una fedele e leale servitrice delle nostre Istituzioni, costituirebbe un’ulteriore sconfitta per l’assassino che ha privato me e mia sorella di una madre, mio padre di una moglie e la nostra comunità tutta di una sindaca, come amava definirsi».