«Anch’io ti voglio bene». Sono le prime parole della risposta che Papa Benedetto XVI diede a un detenuto, 11 anni fa. E da qui parte l'omaggio della Valle di Ezechiele, l'associazione che si occupa di dare speranza e occasione di rinascita ai carcerati nella casa circondariale di Busto Arsizio.
Il Pontefice emerito si trovava a Rebibbia, ma quel momento portò grande commozione a tutti. Un detenuto, invece di rivolgere a Ratzinger una vera e propria domanda disse così: «Preferisco chiederti di permetterci di aggrapparci con te con la nostra sofferenza e quella dei nostri familiari, come un cavo elettrico che comunichi con il Signore Nostro. Ti voglio bene». E così sgorgò la risposta del Papa: «Anch'io ti voglio bene. Sono grato per queste parole che toccano il mio cuore. Penso che questa mia visita mostra che vorrei seguire le parole del Signore che mi toccano sempre, dove dice nell’ultimo giudizio: “mi avete visitato nel carcere e sono stato io che vi ho aspettato”....». Ribadendo «il vero scopo di queste case circondariali: quello di aiutare a ritrovare se stessi, di aiutare ad andare avanti con se stessi, nella riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio, per rientrare di nuovo nella società e aiutare nel progresso dell’umanità. Il Signore vi aiuterà».
Ecco che allora oggi la Valle di Ezechiele ha voluto salutare Benedetto XVI così: «Molto lo dice la foto: le mani che cercano il Pastore, la calca per poter stringere la mano al successore di Pietro... come in questi giorni migliaia di persone hanno reso omaggio alla sua salma, nella basilica vaticana. Grazie a Dio per Benedetto XVI! Grazie a te, Benedetto, per il dono che sei stato e sarai sempre nella Chiesa e per l'umanità. Grazie per l'attenzione alle persone detenute e al tuo voler essere con loro».
Ma. Lu.