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Busto Arsizio | 25 dicembre 2022, 08:00

Il Natale dietro le sbarre, il sogno proibito di una telefonata e quel grido al cappellano: «Preghiamo per te»

Don David Maria Riboldi racconta le festività in carcere e un augurio: che si riesca a garantire una chiamata al giorno, può salvare la vita. «Si toglie la libertà alle persone, ma non alla disperazione»»

Il Natale dietro le sbarre, il sogno proibito di una telefonata e quel grido al cappellano: «Preghiamo per te»

«Il Natale? È sempre un giorno difficile in carcere, di grande nostalgia». Don David Maria Riboldi ci porta dentro la festa dietro le sbarre. C'è la pena da scontare, c'è anche però la speranza da offrire o il carcere non porta alcuna chance educativa.

Sono giorni duri, anche dal punto di vista della comunicazione con i parenti attraverso anche solo una telefonata. Il presepe vicino alla sala colloqui ricorda che sì, una Luce può nascere e guidare, anche nei contesti più difficili. «Lo abbiamo fatto con il gruppo presepi di Marnate - ricorda il sacerdote - Voglio ringraziarli, tantissimo!».

A sorpresa, i detenuti invece hanno ringraziato lui con un intenso messaggio: una lettera, che culmina con uno slancio, un grido «Preghiamo per te». Perché tanti sono i motivi per manifestare la riconoscenza, ma in questo periodo natalizio la messa e la preparazione alla festa diventano ragione primaria.

Aiuta ad affrontare un periodo delicato appunto, con la persona che magari per la quinta volta di seguito non può tornare a casa dai familiari: «Questa modalità di esecuzione della della pena carceraria difficilmente rende migliore».

La telefonata salvavita, una battaglia di don David, che la condivide con altri a livello nazionale. Fuori da Busto, ci sono realtà diverse. «Un telefono nella quarta deve bastare a 80 persone - precisa - non è facile garantire di chiamare, per quanto ci siano operatori che si facciano in quattro. Si toglie la libertà alle persone, ma non alla disperazione». Quella, è sempre in agguato. 

I racconti del dolore scivolano dentro anche quest'anno, questo Natale: c'è chi si è mutilato alle orecchie nei mesi scorsi, chi si è tolto la vita. L'emergenza suicidi, lanciata a livello nazionale. «Certo ci piacerebbe che la struttura potesse riuscire a garantire una telefonata al giorno per ogni carcerato, non è ancora tecnicamente possibile ma una telefonata ti può salvare la vita» continua don David. Gli appelli sono risuonati anche online e la vicinanza del cappellano, della Diocesi avviene con un dono cruciale come le ricariche delle tessere telefoniche: 10 euro, che sono un tesoro perché possono mettere in comunicazione con la famiglia.

«L'augurio è questo - dice don David - anzi un regalo che chiediamo a Gesù Bambino, che anche l'istituto di Busto Arsizio si possa tecnicamente attrezzare per riuscire a garantire una telefonata al giorno come Bollate  San Vittore».

Perché è anche questo che aiuta a guardare a una nuova vita. A prendere una svolta e proseguire sul sentiero del bene. Come Bruno alla Camera, nel presentare il calendario ha detto con orgoglio: «Sono due anni e tre mesi che non delinquo».

L'altro augurio è dunque che continui a sbocciare questo fiore, di cui si sta prendendo cura la Valle d'Ezechiele: con un lavoro, cambiano le esistenze. «Delle 14 persone arrivate da noi, e abbiamo dato disponibilità per una quindicesima, nessuno ha commessi nuovi reati. Ci auguriamo che tanti, come Bruno, possano andare nella sala stampa della Camera a esprimere questa gioia».

Marilena Lualdi

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