I numeri parlano di crescita. Le innovazioni hanno di nuovo scandito l’intera annata. I traguardi raggiunti fanno il paio con i nuovi progetti per il futuro. Però, nel tracciare il bilancio del 2022 per la galassia educativa Acof, il direttore Mauro Ghisellini non può che partire da un ricordo commosso di Olga Fiorini, scomparsa nel mese di aprile: «Prima di raccontare la crescita della nostra struttura, il pensiero mio e quello di mia sorella Cinzia - ma anche delle centinaia di persone che lavorano in questa realtà - non può che andare a zia Olga. È stata la fondatrice dell’avventura, la trascinatrice e il punto di riferimento per tutti quanti. Non averla più qui a osservare e consigliare è una mancanza enorme che tutti quanti sentiamo ogni giorno. Però ci ha lasciato un esempio grandioso e indistruttibile di cui continueremo a fare tesoro».
Quale sarà il filo rosso che legherà la scuola Olga a quella di voi nipoti?
«Non ho dubbi nel rispondere: sarà la costante spinta all’innovazione. Olga Fiorini è stata una rivoluzionaria per la sua epoca. Io e Cinzia, con tutto lo staff di Acof, cerchiamo di essere sempre al passo con i tempi che cambiano velocemente. Lo ripeto sempre: il mondo si evolve, anche la scuola deve farlo».
I numeri della struttura Acof sono dunque positivi?
«Più che positivi, sono straordinari. In quindici strutture, distribuite in tutta la Lombardia e con offerte formative che vanno dal nido alla specializzazione post laurea, abbiamo oltre 3500 studenti. Solo in via Varzi a Busto Arsizio, il complesso degli otto istituti superiori ne conta quasi 900. Sono dati straordinari, sia se si pensa a dove siamo partiti, sia se si considera che siamo una scuola paritaria, in un territorio nel quale l’offerta formativa non manca di certo. Significa che chi ci sceglie, lo fa con piena convinzione».
Recentemente lei ha incontrato il ministro all’istruzione Giuseppe Valditara. Cosa vi siete detti?
«Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo scambiato qualche parola sulle idee che potrebbero servire per aiutare il mondo scolastico. Nel discorso che ha fatto, il ministro ha evidenziato vari aspetti cruciali che sono quelli su cui noi investiamo da anni. Mi ha fatto piacere sentire parlare di spinta all’internazionalizzazione, licei quadriennali, indirizzi sportivi per le fasce di età più basse, ma anche di essenzialità di ITS e IFTS, più in generale dell’attività laboratoriale per il comparto dei centri di formazione professionale. Sono alcuni degli elementi su cui si concentra il nostro sforzo quotidiano».
Avrete modo di discutere ancora di questi argomenti?
«Lo spero vivamente. Io sono come sempre a disposizione per portare un contributo di proposte. Lo faccio già come componente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, in un lavoro di supporto che continuerà con l’entusiasmo di sempre. Al ministro ho voluto regalare il libro “Volere è Potere” - di Marco Linari, ndr -, uscito pochi mesi fa per raccontare chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo. Per noi quella pubblicazione è stata un motivo di orgoglio, che ci ha permesso di fermarci ad ammirare tutto quello che abbiamo fatto finora. A lui ho detto che lì dentro può trovare raccontate molte delle innovazioni su cui ha intenzione di lavorare».
Su che tipo di scuola sta lavorando oggi?
«Credo che l’essenziale sia avere ben presente che i ragazzi di oggi non sono più quelli del passato, neppure simili a quelli di dieci anni fa. Questa è una generazione iperconnessa, velocissima ma anche terribilmente fragile. Il benessere degli studenti resta al centro di ogni nostra azione. La loro crescita avviene dentro queste mura, spesso li vediamo più dei loro genitori, averne cura è un dovere. Qui mi piace citare ancora Olga Fiorini: lei ci ha insegnato ad accudire soprattutto i più deboli, perché sono quelli che hanno bisogno».
Cosa pensa del divieto di portare i telefoni cellulari in classe?
«È una decisione sacrosanta quella presa dal ministro Valditara, perché purtroppo i giovani sono ormai enormemente vincolati e condizionati dalla dimensione digitale, al punto da non riuscire a contenersi neppure in classe. Noi al liceo internazionale abbiamo già sperimentato una sorta di deposito volontario del cellulare durante le lezioni. Ma era appunto una scelta personale, non una regola. Certo resta il nodo della sanzione per chi non rispettasse la norma, la cui definizione è delegata ai regolamenti delle singole scuole. Perché purtroppo è una materia delicata da gestire. Però un segnale forte, a questo punto, andava dato».
Quali saranno le grandi innovazioni introdotte in Acof?
«Impossibile elencarle tutte. Con mia sorella Cinzia Ghisellini, stiamo spingendo su una decisa estensione degli indirizzi sportivi anche nelle scuole medie (come abbiamo fatto con la Middle School) e persino nelle primarie: in pratica, se il liceo e l’istituto professionale Marco Pantani sono realtà che aiutano gli studenti sportivi a conciliare i tempi, nelle fasce più giovani l’importante è indirizzare i ragazzi alla pratica delle varie discipline. Inoltre, vorremmo insistere con la possibilità, storicamente introdotta nel liceo quadriennale, che permette ai ragazzi di scegliere l’indirizzo scolastico a 16 anni e non più a 14. Altro elemento di valore è l’introduzione in diversi plessi ACOF della cosiddetta “scuola capovolta”, basata sul concetto che si studia a casa e si fanno i compiti in classe, ribaltando il sistema».
È questo un aspetto che si sposa con il metodo Montessori?
«Lì in effetti stiamo sperimentando alla grande questa formula educativa. A Castellanza abbiamo una delle poche realtà nazionali con ciclo montessoriano completo dai 3 ai 14 anni e in effetti stanno arrivando dei riscontri sempre più rilevanti. Personalmente ho sempre creduto tantissimi nei principi su cui si basa il metodo e, anche lavorando nel consiglio direttivo dell’Opera Nazionale Montessori, auspico una sua maggiore diffusione nel contesto educativo nazionale».
Per quanto riguarda invece i centri di formazione professionale e gli ITS/IFTS?
«Si tratta dell’area più tradizionale della nostra proposta, ispirata alla scuola di cucito da cui tutto l’universo Olga Fiorini è germogliato. Anche in quel caso stiamo riempiendo i corsi in maniera agevole, a dimostrazione di quanto il concetto di scuola laboratoriale serva alle aziende e stia tornando a far presa sui giovani».
Cosa si aspetta dal 2023?
«L’obiettivo è lo stesso di sempre: migliorare e aggiornarsi. A livello numerico non posso pretendere nulla, perché ormai abbiamo liste di attesa in quasi tutti gli indirizzi. Posso semmai solo sperare che lo spirito di servizio e votato al benessere dei ragazzi che ha contraddistinto l’intera opera di Olga Fiorini continui a restare un nostro modello d’ispirazione nel quale inserire innovazioni a ritmo costante».