Riceviamo e pubblichiamo una lettera sfogo che ci ha inviato un medico di base che lavora in provincia di Varese e che esercita la professione da più di vent'anni.
Parole che vogliono confutare i tanti luoghi comuni che aleggiano e si concentrano sui medici di famiglia, attraverso il racconto della propria giornata di lavoro tipo con l'aggiunta di qualche riflessione:
«In questi giorni si legge dei pronto soccorso presi d'assalto e nei vari commenti è frequente leggere frasi del tipo “colpa dei medici di famiglia”, “se i medici di famiglia venissero a domicilio”, "dal Covid i medici di famiglia sono scomparsi”, ”per forza i medici di famiglia ti mandano subito in pronto soccorso”, ”dove sono i medici di famiglia, alle Maldive?”, ”non ci sono più i medici di famiglia di una volta" e così via.
Ora facendo lo scrivente il medico di famiglia, meglio dire medico di medicina generale o medico di assistenza primaria da più di vent’anni mi corre l’obbligo, arrabbiato, di esporre le seguenti considerazioni.
Lunedi scorso (siamo in piena epidemia sia Covid che influenzale) la mia giornata è stata la seguente. Giunto in studio alle 7.30 avevo circa 15 messaggi in segreteria telefonica e una decina di WhatsApp (strumento abusato che ricordo sarebbe unicamente un social privato e sarebbe vietato dalle attuali normative; le telefonate si sono susseguite ininterrotte fino circa le 11,30 contando a tale ora più di 100 contatti.
A volte anche suonavano contemporaneamente telefono fisso, cellulare e WhatsApp; alle 11 riesco finalmente a effettuare qualche domiciliare; alle 12,30 ho iniziato i tamponi Covid fin verso le 14 quando era prevista una call istituzionale; poi ancora un’oretta di mail e risposte a WhatsApp nonché preparazione di burocrazia ritirata in cassettina lettere.
Alle 15 inizia ambulatorio fin verso le 20,30, continuamente interrotto da telefonate sia su fisso che cellulare (ma il rispetto del lavoro altrui? Il rispetto dei pazienti presenti? L’invito di non interrompere un pubblico servizio?); alle 20,30 finito ambulatorio avevo circa una ventina di Whatsapp (tra cui assurdamente due tre richieste di “malattia” ovviamente inviate via Whatsapp alle 18 di sera) e innumerevoli mail tutte da evadere.
Uscito da studio circa alle 21.30 e alle 23 ero davanti al pc per inserire una decina di vaccinazioni e qualche positività Covid nonché a preparare qualche famosa "mi scrive due righe perché".
Alla mattina dopo alle 7.30 si ricomincia. Non sto a dire cosa è successo il 9 dicembre, dopo aver passato il festivo a rispondere a mail e Whatsapp. Tutti i colleghi e le colleghe che conosco sono nella stessa situazione.
Ciò premesso mi vengono alcune considerazioni:
1) I pronto soccorso sono affollati nonostante il filtro assiduo costante e capillare della medicina generale.
2) I pronto soccorso sono pieni per mille altri motivi, tra cui la gratuità della prestazione e le liste di attesa infinite (anche più di un anno) per prestazioni magari urgenti richieste dai medici di assistenza primaria (per i quali poi ci si scandalizza per appuntamenti per necessità non urgenti a tre-quattro giorni).
3) Nessuno di quelli che scrivono commenti offensivi ed immotivati ha mai provato a impuntarsi quando un impiegato del cup rifiuta un appuntamento chiedendo di “andare dal suo medico”, magari dicendo fermamente “il mio medico mi ha già fatto l’impegnativa eccola, datemi l’appuntamento e basta”, oppure si è mai imposto in fase di dimissioni da un pronto soccorso o da un reparto o dopo una visita specialistica in ambito Ssn per avere come previsto per legge i giorni di malattia o le prescrizioni farmaceutiche in modo da liberare accessi dal proprio medico? Oppure si è mai rifiutato di chiedere le famose due righe per la qualunque, magari per un'assicurazione del tutto privata nulla avrebbe da chiedere ad un medico del Ssn? E avrebbe idea di quante ore si libererebbero nella giornata di un medico di medicina generale?
4) Tutte le persone che scrivono commenti hanno mai pensato che una mail o un Whatsapp scritto non si risponde da solo, rappresenta un atto medico con tutte le conseguenti responsabilità e riceverne a centinaia in un giorno rappresenterebbe per molti altri lavori la globalità dell’impegno quotidiano (leggasi smart working) mentre per un medico di assistenza primaria è “solo” parte costante della stessa?
5) I medici di assistenza primaria, fatto salvo rare eccezioni (però sarebbe corretto che chiunque facesse nomi e cognomi e descrizione dei fatti) sono stati fin dall’inizio dell'emergenza Covid l’unico baluardo di servizi, sanitari e non, non solo a non chiudere mai, non solo a non veder diminuita o limitata la propria disponibilità, ma addirittura a vederla aumentata a dismisura, assorbendo compiti e mansioni di tanti altri professionisti ed operatori. E di sicuro gli unici desaparecidos (come si sente dire) sono stati i colleghi ahimè morti e gli unici autorizzati a dire che i medici di famiglia sono assenti sono proprio i familiari, i propri figli, i propri amici.
6) I medici di medicina generale non vanno alle Maldive. Primo perché sono passatempi tipici di chi gode di ben altre entrate; secondo perché non hanno ferie né malattia né congedi familiari né Inail. E spesso vanno a lavorare il giorno del funerale del proprio padre venendo continuamente disturbati da un cellulare che suona per chiedere una ricetta medica. E spesso quando concedono “giorni di malattia” sono in servizio in condizioni ben peggiori chi chiede gli stessi.
7) Notizia bomba: le visite domiciliari vengono fatte eccome. A dismisura. Però mentre il medico è in visita domiciliare qualcuno si lamenta che non sia in studio, e qualcun altro che non risponde al telefono. E peraltro non si capisce come mai, ammesso che sia vero, che qualora eventualmente il medico di medicina generale non andasse a casa del paziente lo stesso poi vada in pronto soccorso (magari a distanza di decine di km e non dal proprio medico di medicina generale magari a distanza di poche centinaia di metri.
Chi invoca i “medici di una volta” si metta il cuore in pace: 15 anni fa (si già 15 anni fa chissà ora) lo scrivente era ad una riunione dell’ordine dei medici. Vi era un collega quasi centenario brillantissimo, ex condotto. Sentendo il nostro quotidiano si mise le mani nei capelli dicendo “voi siete matti”. Ecco da allora le cose sono peggiorate a dismisura.
In ogni caso, a parte la vita media allungata di 15 anni, a parte che allora non c’erano Siss, Cup, note Aifa, impegnative da fare e rifare a dismisura (metti priorità e togli priorità e accorpa prestazioni e separa prestazioni), vi era un decimo o meno di farmaci e prestazioni a disposizione.
Infine, la richiesta di visite domiciliari la si metteva nella buca delle lettere in centro al paese il lunedì e non c’erano mail, cellulare (spesso nemmeno telefono), Whatsapp, ergo circa sei ore libere al giorno in più».