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Economia | 24 ottobre 2022, 20:32

Alla Liuc le vulnerabilità della provincia. «I primati varesini sono venuti meno»

Incontro sulla geografia delle difficoltà del varesotto all’ateneo di Castellanza. Le vulnerabilità economiche si localizzano nel nord della provincia, quelle sociali riguardano il sud

Alla Liuc le vulnerabilità della provincia. «I primati varesini sono venuti meno»

Le difficoltà della provincia di Varese illustrate con i dati. All’auditorium della Liuc è stata tracciata la geografia delle vulnerabilità del Varesotto: la provincia con le ali è al primo posto per popolazione superiore ai 15 anni che non produce, i giovani faticano a inserirsi nel circuito lavorativo, tra il 2017 e 2020 in termini di crescita del reddito per dichiarante solo Como ha fatto peggio in Lombardia. E ancora: è all’ottavo posto per diminuzione della quota di contribuenti, è una delle province lombarde con la più bassa crescita del valore aggiunto totale, terz’ultima per crescita dei depositi bancari pro-capite delle famiglie.

Dunque quelle performance di natura strettamente economica del territorio sembrano decisamente avere perso brillantezza rispetto a una tradizione di record consolidati e le difficoltà territoriali di oggi sono il risultato di un percorso dinamico che si è sviluppato nel corso degli ultimi dieci anni in virtù di trend che ancora non sembrano interrompersi.

A disegnare un quadro molto preciso della situazione è intervenuto Massimiliano Serati, professore di politica economica e delegato terza missione Liuc. Con poche pennellate ha offerto un ritratto della complessità del problema: «I primati varesini sono venuti meno. Le vulnerabilità economico-reddituali si concentrano soprattutto nella porzione Nord della Provincia, mentre quelle sociali nella zona Sud».

La provincia di Varese poi è la terza in Lombardia che registra giovani inattivi, la percentuale di assistenza dei Comuni per le situazioni di vulnerabilità è la peggiore. Interessanti anche i dati inerenti alla dimensione reddituale: nel 2020 Busto Arsizio registra un reddito imponibile pro-capite di 16mila 805 euro superiore alla vicina Gallarate con 16mila e 100, ma il reddito imponibile per contribuente a Busto e di 22mila 983 e Gallarate 23mila 241. «Gallarate dunque inverte il rapporto rispetto a Busto – ha spiegato Seriati – perché ha una quota di contribuenti inferiore, con il 2 per cento in più di giovani rispetto al Comune limitrofo. Mentre il disagio reddituale si sente soprattutto nella Valceresio».

Gridi di dolore li ha fatti emergere anche Debora Rosciani, giornalista di Radio 24, moderatrice dell’incontro. «Oltre al disagio economico il nostro osservatorio registra anche una carenza notevole a livello culturale-educativo. Ci arrivano fotocopie di bollette o prospetti di mutui di contribuenti che, ignorando la situazione di crisi globale, pensano di essere truffati».

Ha invece sottolineato l’importanza della coesione del territorio Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo: «Emerge una profonda eterogeneità di territori ed è fondamentale promuovere legami del territorio, perché laddove c’è coesione, è più semplice affrontare le sfide».

Ha fatto emergere dati dell’osservatorio Caritas il direttore Luciano Gualzetti. «I nostri dati partono dall’incontro con le persone nei Centri d’ascolto. Dopo la pandemia molte persone hanno continuato a ricorrere alla Caritas: il 41 per cento delle persone continua a essere presente e il 15 per cento di questi è ancora bisognoso. Molti sono anche lavoratori, ma con un reddito insufficiente. Il 44 per cento delle persone che si rivolgono a Caritas ha il reddito di cittadinanza». Anche il presidente della Fondazione Comunitaria del varesotto Maurizio Ampollini ha fatto emergere come tra i 136 comuni della provincia e i 900mila abitanti sia importante comprendere le dinamiche e le emergenze.

Infine Eliana Minelli, professoressa associata Liuc, delegata inclusione, ha parlato del progetto Skillmatch Insubria che sta coinvolgendo l’ateneo di Castellanza. «Vorrei fare emergere l’importanza dell’analisi dei dati passati per le proiezioni future. Un trend che dobbiamo considerare è l’invecchiamento della popolazione. Occorre creare una consapevolezza diffusa e ricordarsi che “non ci salviamo da soli”, ma occorre il coinvolgimento di attori istituzionali per la creazione di strumenti adeguati».

Laura Vignati

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