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Busto Arsizio | 23 ottobre 2022, 20:26

“Un giorno in pretura”: la storia della nostra Eva Sacconago

Il programma Rai ha dedicato una puntata alla ragazza di Busto, «molto attiva e religiosa» e al suo tragico incontro con suor Mariangela Farè, condannata per averle distrutto la vita

Eva Sacconago, nel cuore di tutti

Eva Sacconago, nel cuore di tutti

Nel programma “Un giorno in pretura”, che va in onda su Rai3 in seconda serata, ieri è stato trasmesso il processo a suor Mariangela Farè, accusata di violenza sessuale, abusi e stalking nei confronti di Eva Sacconago che si è tragicamente tolta la vita nel giugno 2011. La suora era stata processata e condannata, nel tribunale di Busto Arsizio, a 3 anni e 6 mesi. Condanna che poi era stata confermata anche in cassazione.

«Figlia unica, una ragazza molto attiva e religiosa. Frequentava con impegno l’oratorio della parrocchia di Sant’Edoardo» così la presenta Roberta Petrelluzzi, conduttrice del programma. Ed è proprio in oratorio che Eva conoscerà suor Mariangela Farè, a soli 15 anni. Questa la ricostruzione della trasmissione.

Suor Mariangela era stata mandata a Sant’Edoardo come responsabile del Centro Oratoriale “Primavera” nel settembre del 1998. La mamma di Eva raccontò in aula: «Mia figlia diceva che aveva portato una ventata di felicità: cantava, suonava la chitarra e si travestiva con le maschere».


Ma poi un giorno, Eva fece più tardi del solito e la mamma decise di andarle incontro, non trovandola sulla strada, decise di entrare in oratorio, trovando lì la ragazza e la suora. Da qui, qualche sospetto e il consiglio di qualcuno di spiare il suo “diario”.

«Questo diario – spiega la conduttrice – era composto da una serie di scritti di suor Mariangela indirizzati ad Eva», leggendolo i genitori scoprono che il contenuto non era appropriato al ruolo che ricopriva la suora. Prima, nelle lettere, la chiamava Eva, poi aveva iniziata a chiamarla, come detto in tribunale da mamma Giovanna: «in modo in appropriato come “Amore” o “Figlia mia”».

I genitori, che avevano provato a confrontarsi con la suora con scarsi risultati, si rivolsero al parroco dell’epoca, don Giovanni Mariano, al quale mostrarono tutti questi scritti. Il prete voleva denunciare suor Mariangela, ma i genitori non volevano che Eva dovesse partecipare a un’udienza in tribunale. Il parroco però, chiese alla madre superiora delle “Figlie di Maria Ausiliatrice” di spostare la suora.

I genitori tirarono un sospiro di sollievo pensando che sarebbe finito tutto, ma così non fu: Eva continuò a sentirla.

Poi gli anni passarono, Eva si rese conto che il rapporto che aveva con suor Mariangela non era giusto e qui iniziarono le violenze. Cambiò il parroco, arrivò don Alessandro Bonura con il quale si confidò, la aiutò, per quanto gli fosse possibile, e con il quale si creò «un legame fraterno» come detto da lui in tribunale. Questa amicizia fece scattare in suor Mariangela un’ossessione per Eva: insulti, botte e violenze sessuali.

Eva iniziò a soffrire di attacchi di panico e spesso accorrevano le amiche o don Alessandro. 

La ragazza era arrivata al limite e il 21 giugno 2011 si tolse la vita nella sua abitazione. A insospettirsi la mamma, che chiamò la vicina, non vedendo arrivare la figlia, e le chiese di controllare.

Già la sera prima si era comportata in modo strano come avevano raccontato don Alessandro e un’amica. Una delle ultime cose che ha detto Eva a chi la conosceva è stata: «Suon Mariangela mi ha distrutto la vita», ma non si sarebbero aspettati un gesto simile.

Suor Mariangela è stata processata e ritenuta colpevole, nel tribunale di Busto Arsizio. 3 anni e 6 mesi di reclusione, questa la sentenza che è stata confermata in Cassazione nel 2019. Il 4 settembre 2021 la suora è uscita dal carcere, proprio nel giorno del compleanno di Eva.

Michela Scandroglio

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