«A fine 2021 sono 2.916 i negozi a Busto, l'anno scorso 2.839». I numeri presentati in conferenza stampa a Palazzo Gilardoni dalla vicesindaco Manuela Maffioli parlano di un commercio che ha combattuto anche quest'anno, non solo in quello precedente scosso dall'uragano del Covid.
L'e-commerce stesso ha avuto un buon fermento, raccontato dal saldo positivo di 44 attività, sia per attività totalmente in rete (26) sia per i negozi fisici (24): alle 50 nuove si contrappongono infatti 4 cessate.
Entrando nello specifico, in quei 2.916 negozi ce ne sono 481 di vicinato, poi 356 bar, 291 attività di artigianato di servizio (acconciatori o estetisti), 242 di artigianato alimentare. Importante proprio il messaggio mandato dai negozi di vicinato, alleato speciale durante i momenti peggiori della pandemia. Nei nuovi non alimentari, si contano in ordine decrescente abbigliamento, elettronica e telefoni, arredamento e articoli per la casa, auto, motocicli e bici.
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Certo, questo offre speranza, «ma non ci autorizza a staccare i piedi da terra - ha detto Maffioli - Inoltre non è il risultato di una polverina magica scesa dal cielo, ma di una serie di componenti». A partire dalla professionalità dei commercianti.
Adesso però bisogna guardare avanti, o meglio oltre: «Pensiamo alla fase progettuale che deve tornare a parlare di sviluppo» ha detto prima di passare la parola agli altri presenti alla conferenza stampa. Tra i quali ha tenuto banco anche il tema della ricettività, l'esigenza di trovare sistemazione (e quindi imprimere ulteriore sviluppo al territorio e al commercio) per chi si ferma a Busto, subito raccolto anche dal consigliere Paolo Geminiani, che ha sottolineato anche la vitalità del commercio. Concetto ribadito dal presidente di Ascom (provinciale e di Busto) Rudy Collini, mentre Sarah Leoni (vicepresidente del Comitato commercianti centro cittadino, c'era anche la presidente Alessandra Ceccuzzi) ha rimarcato come Busto sia sempre il cuore del commercio storico.













