Si ricomincia. Un mese e pochi giorni dopo quell'indimenticabile 27 giugno (LEGGI QUI). «Una data che ci riempie d'orgoglio», ha esordito il presidente della Castellanzese, Alberto Affetti, nel giorno della presentazione a microfoni e taccuini della stagione 2021-22. Ancora tra i dilettanti. «Perché oggi come oggi, la lettera che ci appartiene è la D. Questo non vuol dire che la C non ci interessa, tutt'altro. Dico solo che attualmente le condizioni perché questo obiettivo diventi concreto non ci sono».
Stuzzicato sui motivi della rinuncia al calcio professionistico, pur essendo nella lista delle papabili dopo la vittoria nei playoff, il numero uno della Castellanzese non si è nascosto, come suo solito, spiegando apertamente come sono andate le cose in questo mese di calcio non giocato, tra il 27 giugno e il 2 agosto. «Ci ha fatto piacere essere in quella lista lì. Dopo la vittoria abbiamo fatto i nostri ragionamenti, in primis discutendo con l'amministrazione comunale. Perché una delle questioni imprescindibili era e rimane lo stadio. Giocare in un altro impianto può andar bene fin quando è una cosa provvisoria. Oltre no, perché la Castellanzese è di Castellanza e vorrei giocasse nella sua città». Anche il tempo (limitato) tra la fine della scorsa stagione e l'inizio della nuova, con tanto di adempimenti per l'iscrizione da rispettare, ha giocato a sfavore dei neroverdi.
«Le cose non si possono costruire e inventare da un giorno all'altro, bisogna farle con testa – ha proseguito Affetti – La storia recente insegna che chi ha improvvisato ha poi pagato, anche a caro prezzo questa mancanza di programmazione. Noi non possiamo permettercelo. Dobbiamo essere strutturati sia finanziariamente che a livello di organizzazione interna della società. Oggi tutti questi presupposti non ci sono e non è colpa di nessuno».
«Questo non vuol dire che non ci saranno in futuro – ha aggiunto il presidente – è un discorso che potrà eventualmente crescere con tutte le cose al proprio posto, altrimenti andremo avanti con onore e dignità come abbiamo sempre fatto».
Ultimo accenno sulla vicinanza del popolo neroverde. «Sono qui dal 2003 e posso dire di conoscere questa realtà come le mie tasche; mai come quest'anno ho visto persone, a tutti i livelli, avvicinarsi alla società (LEGGI QUI). Prima parlavo di orgoglio, e quello che ci rimane è la soddisfazione di vedere persone, tifosi, simpatizzanti che si riconoscono in un progetto, in un'idea ed in una società che fino a pochi anni fa era in ombra e non aveva raccolto le soddisfazioni di questi ultimi tempi. Oggi sono orgoglioso di gestire una società riconosciuta, stimata e amata da altri: è il più grande risultato che potessi sperare».
Parola ai tecnici
Il direttore generale, Salvatore Asmini, ha invitato tutti a «guardare avanti, senza ripensare al passato. Altrimenti ci carichiamo di tensioni che non portano da nessuna parte». Poi sulla squadra: «Credo in questi giocatori. I nuovi arrivati sono profili valutati attentamente e di valore. Sono convinto delle scelte fatte, abbiamo guardato sia l'aspetto tecnico che il lato caratteriale e umano. È un gruppo forte e di bravi ragazzi. Penso che non mancheranno le soddisfazioni».
Mister Andrea Ardito ha ricordato la sua prima volta al “Giovanni Provasi” di Castellanza. «Era un anno e mezzo fa. Entrando qui ho subito notato il manto erboso perfetto del campo di gioco. Rappresenta benissimo l'immagine che vuole dare di sé la società: attenta, seria ed professionale agli occhi di chi la guarda». Infine, le sensazioni che fanno ben sperare: «In due giorni di conoscenza, ho subito percepito voglia di lavorare e diventare squadra il prima possibile».