Una stagione rimasta in sospeso, come gli abbonamenti. La Pro Patria in questi giorni sta comunicando come farsi rimborsare delle partite a cui non si è potuto assistere nel campionato 2019-2020.
In sospeso, però, non è la passione per questi colori. E la consapevolezza che questi sono tempi duri per tutti, a maggior ragione per una società calcistica guidata da una presidente come Patrizia Testa, che si accolla praticamente tutti gli oneri.
Ecco allora che alla possibilità di avere quel credito residuo e utilizzarlo in altro modo (LEGGI QUI COME), c'è chi dice no. Qualcuno legittimamente lo chiede, ma chi può lascia perdere. Ancora non è possibile quantificare il numero di persone che rinunceranno a quei rimborsi, ma ci sono.
Questo proprio in considerazione del periodo durissimo che ha affrontato e sta affrontando la Pro Patria, con pochissimi sostegni da realtà del territorio. Quindi c'è chi sussurra: «Con gli sforzi economici che si addossa la presidente, non riuscirei a chiedere il risarcimento».
Non è una solidarietà nuova: da sempre i tifosi si mobilitano nei momenti di difficoltà. Basti pensare a quando la Pro rischiò di sparire e i giocatori rimasero senza stipendio. O a quando si trattò di spalare la neve dallo Speroni, per poter giocare. Le ferite non sono mancate negli anni, ma i tifosi non si sono mai tirati indietro.
Poi ha preso le redini Patrizia Testa ed è stata la Pro Patria cristallina, quella che si è conquistata la reputazione attuale. Ma tutta sulle sue spalle (LEGGI QUI).
Nonostante le difficoltà che molti stanno vivendo, questa solidarietà si sta facendo vedere. Non c'entra quella bella convinzione che circolava affrettatamente: usciremo migliori da questo periodo.
C'entra una passione, che c'è sempre stata e che non si è fatta scuotere neanche dall'anno più terribile. Che poi, calcisticamente, non lo è stato: non si è potuto andare allo stadio, però che squadra, da ogni punto di vista.
C'è un metodo Pro Patria. E c'è anche un metodo Busto Arsizio, quella vera.