Circa 500 imprese, soprattutto piccole o addirittura micro, ovvero con meno di 9 dipendenti, che lavorano nell'area e nell'indotto di Malpensa, quasi certamente chiuderanno entro la fine dell'anno, cancellando tra i mille e i 2mila posti di lavoro.
E' uno dei dati più preoccupanti che emerge da un'indagine commissionata dagli Enti Bilaterali del Terziario, Commercio e Turismo della provincia di Varese a EconLab Research dell'Universtà Ca' Foscari sulla crisi di Malpensa a seguito della pandemia, che è stata presentata questa mattina, 22 giugno, in un convegno online.
Un altro elemento negativo per l'immediato futuro è quello riguardante anche le imprese del campione definite in "bilico", che rappresentano il 14% del totale, che in termini assoluti significa circa 7 mila piccole imprese, con relativi circa 13 mila posti di lavoro a rischio; la loro sopravvivenza è legata strettamente alla ripresa dell'economia nel breve periodo.
Oltre a questi due fattori di preoccupazione per l'area di Malpensa e del suo indotto, la ricerca contiene anche elementi positivi come la generale fiducia, espressa sia dagli imprenditori intervistati che dai lavoratori, per una ripartenza dell'economia.
E' stato Alessandro Minello di EconLab Research a illustrare nel dettaglio i risultati della ricerca da dove è emerso che l'84% delle imprese del settore turistico ha dimezzato il fatturato del 2020 rispetto al 2019, il 47% ha fatto ricorso alla cassa integrazione e comunque i due terzi delle aziende, di tutti i settori, ha riscontrato difficoltà. I motivi sono noti: calo della domanda, costi fissi, mancati incassi. Le imprese hanno reagito in modo differente; c'è chi ad esempio ha cercato di diversificare la clientela cercando di attirare i giovani e comunque l'85% del campione ritiene che il peggio sia alle spalle. Il 62% pensa che non ricorrerà ai licenziamenti, me c'è anche, come si diceva un 14% di aziende in bilico tra proseguire l'attività o abbassare le saracinesche.
Gli imprenditori non vogliono stare con le mani in mano e per il 2021 puntano sull'innovazione di prodotto, sull'ammodernamento dell'impresa, per renderla più attraente e sostenibile, tagliando le spese accessorie, riducendo i costi del lavoro. Ma cosa chiedono le imprese alle istituzioni? «Il 90% chiede maggior supporto su agevolazioni fiscali e burocratiche - ha spiegato Minello - accesso al credito e contributi regionali e nazionali». E per il rilancio e lo sviluppo di Malpensa? «Il 54% chiede un potenziamento dei collegamenti dell'alta velocità con Roma e Napoli - ha proseguito il ricercatore - il 39% una riconversione green dell'aeroporto, il 34% una riconversione del Terminal 2 come polo attrattivo di servizi, il 22% la digitalizzazione dei sistemi gestionali e il 6% nuove rotte».
La ricerca ha sondato anche i lavoratori dell'aeroporto e dell'indotto. Il 92% ha usufruito di ammortizzatori sociali, il 38% ha subito una riduzione d'orario e in generale il 67% ha dichiarato di avere avuto difficoltà. Anche tra i lavoratori c'è fiducia nel futuro: l'85% pensa che manterrà il posto di lavoro e solo il 15% teme di perderlo. I dipendenti chiedono formazione, il 52% si dice bisognoso di nuove competenze. «C'è fame di formazione di qualità e la consapevolezza di averne bisogno» ha sottolineato Minello. Il 61% dei lavoratori intervistati chiede ammortizzatori sociali per tutto il 2021 e per quanto riguarda il rilancio di Malpensa il 65% chiede una riconversione green dell'aeroporto, il 60% la riconversione del T2, il 51% il potenziamento dei collegamenti con l'alta velocità e un 5% anche meno voli su Orio e Linate.
Una ricerca così accurata sia sul presente che sul futuro di Malpensa non poteva che generare dibattito tra i vari attori che fanno parte del "sistema" dell'aeroporto che poi coincide di fatto con il sistema Varese. «L'auspicio - ha detto Alessandro Castiglioni, presidente dell'Ente Bilaterale del turismo della nostra provincia - è che si individui una vocazione per quest'area, che dia un indirizzo da seguire, in grado di attrarre investimenti e dare seguito a questo sentimento positivo degli imprenditori che è emerso dalla ricerca».
Frederick Venturi, presidente di Federalberghi Varese, ha sottolineato l'importanza del fattore tempo per il settore turistico. «Ci vogliono almeno altri due anni di cassa integrazione per evitare perdite drammatiche di posti di lavoro - ha osservato - le aziende del settore hanno fiducia nel futuro ma hanno bisogno del sostegno nell'immediato delle istituzioni a partire dall'accesso al credito».
Pino Pizzo della segretaria della Cgil provinciale di Varese ha messo in evidenza «i problemi del trasporto aereo e la mancanza di prospettive per il Terminal 2; occorre creare le condizioni per un confronto su quest'area di crisi, accompagnate dall'implementazione degli ammortizzatori sociali».
Commentando i dati sulle imprese che chiuderanno o su quelle in bilico, il professor Minello ha sottolineato come «il dato delle 500 imprese che quasi certamente cesseranno l'attività sia fisiologico e nettamente inferiore rispetto ad altre aree del Paese, mentre preoccupa di più quel 14% di aziende in bilico, una percentuale invece più elevata rispetto ad altre zone dell'Italia. Sarà decisivo il Pnrr, anche per Malpensa e la collaborazione tra pubblico e privato sarà fondamentale».