Il fronte schierato per la chiusura dell’inceneritore è tornato in piazza a Borsano, a distanza di molti anni dall’ultima manifestazione nel quartiere che ospita l’impianto. Questa mattina in tanti hanno “occupato” – distanziati, con striscioni e cartelli – i due lati di via della Ricordanza, all’altezza della chiesa, rispondendo all’appello del comitato spontaneo No Accam e di Legambiente.
Tra i manifestanti, c’erano anche le candidate sindaco Amanda Ferrario e Chiara Guzzo (due dei tre nomi in campo per il centrosinistra insieme a Maurizio Maggioni del Pd).
«È triste dover parlare di problemi triti e ritriti e di soluzioni totalmente inadeguate», osserva Alessandro Barbaglia del comitato No Accam, che segue da trent'anni le vicende dell’inceneritore. Questa mattina era in piazza con una maglietta con la scritta «Comune, Provincia, Regione: Busto non sarà il vostro bidone» risalente al 1996.
«Trattare ancora questi temi nel 2021 – dice – è assurdo. Quello che accadrà nei prossimi anni è chiaro: i rifiuti diminuiranno e ci sarà sempre minore necessità degli inceneritori. La strada è l’economia circolare, e dobbiamo anticipare i tempi. Il futuro non passa dall’inceneritore».
Al suo fianco, Mario Gallazzi: «La gestione dell’impianto – afferma – ha portato ad avere perdite, un bilancio non ancora approvato, il passaggio dal termovalorizzatore all’inceneritore, oltre a piani industriali decaduti subito dopo la costituzione. La popolazione di Borsano, e non solo, deve essere informata puntualmente, altro che documenti riservati».
«Temevamo di essere pochi per dare un significato alle nostre rivendicazioni – aggiunge Stefano Marchionna –. Oggi invece, nonostante la zona rossa, siamo un centinaio. Seguiteci, perché la storia non è finita».
«Firmate le petizione: facciamo sentire la nostra voce per far capire all’amministrazione che non vogliamo più l’inceneritore», l’appello scandito al microfono da Paola Gandini, presidente del circolo di Busto di Legambiente, che ha diffuso un volantino in cui si legge che «non si tratta della solita campagna “non nel mio giardino”, ma “non tutto nel mio giardino”. Il territorio di Busto subisce le conseguenze di un forte inquinamento da molte altre fonti e ha già dato tanto (50 anni di incenerimento dei rifiuti)».
Alla manifestazione erano presenti rappresentanti di diverse forze politiche, pur senza esibire simboli di partito: dai Verdi ai 5 Stelle a Sinistra Italiana.
Con loro anche i sindaci di Canegrate, Rescaldina e Castano Primo. Il consigliere comunale di Castellanza Michele Palazzo reggeva un grande striscione con la scritta “No inceneritore” insieme a Salvatore Vita, che tornerà a far parte dell’assise di Busto dalla prossima seduta.
L’ex senatrice e promotrice del Movimento x Busto Laura Bignami, in piazza col marito Giampaolo Sablich, già consigliere comunale, chiede di «entrare nella vera economia circolare». Con un invito all’unità del centrosinistra: «Mi auguro si facciano due passi indietro per fare un grande passo avanti e avere una nuova amministrazione che pensi davvero al benessere dei cittadini».
«Vogliono salvare una situazione economicamente compromessa – dichiara Claudia Cerini del Movimento 5 Stelle –. Chi ha votato questo piano non ha tenuto conto delle questioni ambientali e della salute. Oggi partecipiamo a questa mobilitazione, che non sarà l’ultima».
«Non ci dicano che questa è economia circolare – insiste Andrea Barcucci dei Verdi –. Per andare verso questa direzione, la chiusura dell’inceneritore è un passo obbligatorio».
La candidata sindaco Amanda Ferrario, sostenuta proprio da 5 Stelle e Verdi, ha scelto questa iniziativa per la sua prima uscita pubblica: «Sono contraria al salvataggio di una società che da due anni non presenta i bilanci – spiega –. Anche perché questo vincolerebbe le politiche sui rifiuti per i prossimi trent’anni. Ambiente e salute sono le priorità, un’altra via è possibile».
Per Chiara Guzzo, candidata della Sinistra Chiara, «mentre si va verso una società green, siamo ancora qui a parlare di incenerimento, alle prese con debiti e inquinamento. Noi siamo per il fallimento di Accam e la riconversione, che preveda anche la ricollocazione dei dipendenti».