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Gallarate | 05 marzo 2021, 10:15

Silvestrini: «Gallarate punti su scuole, lavoro, salute e sostenibilità»

L’ex assessore e attuale consigliera comunale Margherita Silvestrini punta a guidare la città con «testa e cuore», come recita il suo slogan. «Con questa amministrazione sembra di essere in campagna elettorale da cinque anni. Per Gallarate è arrivato il momento di un sindaco donna»

Silvestrini: «Gallarate punti su scuole, lavoro, salute e sostenibilità»

Al programma stanno lavorando i tavoli tematici, raccogliendo istanze e tematiche di tanti cittadini. Ma Margherita Silvestrini, candidata sindaco del centrosinistra, ha le idee chiare sulle priorità della “sua” Gallarate. Rispetto all’amministrazione guidata dal suo sfidante – il sindaco leghista Andrea Cassani – dice: «Voglio cambiare il metodo. Servono scelte che guardino al futuro, non al consenso immediato».

Partiamo dallo slogan della campagna elettorale, «testa e cuore». Come mai questa scelta?
«Ci ho riflettuto a lungo e, dopo varie proposte, ho pensato io a questo slogan. Per amministrare una città serve la testa: occorre la volontà di capire e la capacità di comprendere la complessità delle situazioni. Ma serve anche il cuore. Essere dei bravi amministratori sarebbe già molto, ma bisogna anche comprendere gli stati d’animo dei cittadini, cogliere le istanze delle imprese e le aspettative del mondo della cultura e dello sport, per poi saperle convogliare in un progetto che miri al benessere complessivo della città».

Nell’attuale amministrazione vede questi elementi?
«No, altrimenti non avrei scelto questo slogan. Rispetto a questa amministrazione vorrei cambiare soprattutto il metodo. Da cinque anni sembra di essere in una campagna elettorale continua. Anche le poche scelte sono state prese per dare visibilità o cogliere consenso. Ma così sfugge il bene comune. Un amministratore deve togliersi la giacca di capo politico e indossare quella di chi presta attenzione non alle istanze di oggi, che mirano a risultati immediati per ottenere consenso, bensì a quelle che guardano anche ai prossimi anni».

Partito Democratico, Città è Vita, Partito Socialista, Azione, Europa Verde. Sarà questa la coalizione definitiva?
«No, questo è il punto di partenza. Lavoriamo per allargarla, con l’intento di coinvolgere, come sta avvenendo per la stesura del programma, altre organizzazioni o semplici cittadini che intendono sostenere il nostro progetto indipendentemente dall’appartenenza politica. Sono convinta che si uniranno altre liste». 

Per scrivere il programma avete allestito dei tavoli tematici. Qual è la situazione?
«Abbiamo scelto il percorso forse più faticoso ma entusiasmante. Non abbiamo voluto costruite il programma nelle stanze delle forze civiche o politiche, ma aprendoci a tutti coloro che vogliono dare un contributo. Partecipano circa 160 persone, è un processo che parte dal basso, dall’ascolto delle istanze di chi vive o lavora in città. È un’esperienza arricchente che va oltre i continui incontri con associazioni, attività economiche, insegnanti, sportivi. La città, soprattutto oggi, chiede che la politica non sia afona, ma risponda con concretezza. Mi riconosco la capacità di ascoltare, per poi giungere a una sintesi tra le istanze portate da tutti, tenendo conto delle ricadute molteplici che ogni scelta può provocare».

Quali temi le stanno particolarmente a cuore?
«In particolare quattro filoni. Innanzitutto le scuole: la rigenerazione di Gallarate deve partire da qui. Penso a una scuola che possa ospitare la didattica dei prossimi decenni ma sia anche aperta al quartiere in cui si colloca. Spesso la scuola è l’unico punto di riferimento che permette al rione di non essere un dormitorio ed è quindi importante non solo come luogo educativo dei nostri figli, ma per tutte le persone del quartiere.

Poi, il lavoro: ci aspettano anni molto complessi. Le amministrazioni posso agevolare imprese, lavoratori, giovani e donne, molto penalizzate dal Covid anche in provincia di Varese. Come? Attraverso una connessione stabile tra pmi, player industriali, organizzazioni che, riuniti intorno a un tavolo, possano manifestare esigenze e proposte. Poi semplificando la pubblica amministrazione e attraverso la formazione. Mi piacerebbe che Gallarate ospitasse un istituto tecnico superiore, agevolando l’incontro tra imprese e giovani.

Un altro tema è quello della salute. L’amministrazione ha il dovere di sensibilizzare gli enti preposti perché facciano scelte sanitarie adeguate. Noi diciamo “no” all’attuale progetto dell’ospedale unico e “sì” al consolidamento e rilancio dei reparti depotenziati. “Sì” a un superamento di questa atmosfera di dismissione: non è pensabile restare in attesa per chissà quanti anni dell’ospedale unico senza che l’attuale struttura riacquisti il ruolo di vero riferimento per un importante bacino d’utenza. E poi occorre lavorare anche sulla medicina di prossimità, sperimentando realtà come l’infermiere di quartiere e trovando soluzioni innovative per accompagnare le persone e le loro famiglie prima, durante e dopo la cura.

Ultima, ma non per importanza, la sostenibilità, vale a dire cura del verde e riduzione delle emissioni tramite la riqualificazione degli edifici. Ma deve cambiare anche il modo di muoversi in questa città: tutti devono sentirsi sicuri di muoversi sulle nostre strade e ugualmente importanti».

Lei è stata assessore ai Servizi sociali nella giunta Guenzani. Di quale risultato è particolarmente orgogliosa?
«Abbiamo fatto diverse cose, tutte entusiasmanti. Tra le tante, la costruzione della Casa di Francesco: insieme a Fondazione Cariplo e al terzo settore, abbiamo risposto alla forte difficoltà abitativa legata alla crisi economica. Questo caso dimostra l’importanza di ascoltare le istanze e i suggerimenti di chi opera sul campo, per poi dare risposte esaustive».

I cittadini, però, hanno poi dato fiducia al centrodestra. Questa volta sarà diverso?
«Sicuramente abbiamo fatto degli errori. Il più grande è stato la mancanza di comunicazione. Non parlo di visibilità su giornali o altre piattaforme, ma di empatia con la comunità. Forse non abbiamo curato bene questo aspetto di legame continuo e familiare. Eppure abbiamo fatto cose importanti, lavorando in un momento difficile, gestendo un debito pubblico importante con risorse economiche esigue. Abbiamo lavorato con responsabilità, lasciando all’attuale amministrazione una situazione sana. Questo ha tarpato le ali ad altre iniziative e i cittadini guardano altre cose rispetto al risanamento del bilancio di una partecipata.

Oggi la sfida di Gallarate è difficile, gli elettori si riconoscono nell’area di centrodestra. Sono però convinta che a livello amministrativo certi steccati si possono superare grazie alla credibilità delle persone. I cittadini possono conoscere direttamente l’indole di una persona e di chi la sostiene, e questo può spostare l’elettorato verso il centrosinistra. I cittadini sono stanchi dei metodi da campagna elettorale di questa amministrazione».

La possibilità di avere un sindaco donna: cambia qualcosa, non cambia nulla, le dà fastidio che si sottolinei questo aspetto?
«Nessun fastidio. I miei genitori mi hanno insegnato a raggiungere i miei obiettivi e a coltivare i miei interessi indipendentemente dal genere. Sono cresciuta con questa libertà e la mia esperienza professionale ha visto riconoscermi dedizione e capacità. Sono diventata dirigente di una grande azienda di servizi informatici, ed eravamo solo due donne a ricoprire un incarico di quel tipo. Non dico che le donne siano meglio degli uomini, ma penso che un sindaco donna possa essere un valore e dare un’impronta diversa. Gallarate non ha mai avuto un sindaco donna. È arrivato il momento».

Riccardo Canetta

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