Il problema dei rifiuti abbandonati nelle aree verdi è piuttosto comune. In una realtà come Samarate, circondata da boschi, purtroppo è particolarmente presente. «I cittadini ci chiedono che i responsabili vengano puniti», spiega il sindaco Enrico Puricelli. «Non è semplice salvaguardare questo patrimonio come vorremmo – ammette l’assessore all’Ecologia Luciano Pozzi –. L’amministrazione fa la sua parte e, dopo un rallentamento dovuto alla pandemia, d’ora in avanti torneremo a intervenire con forza con i nostri uffici, al fianco delle Protezione civile e dei volontari che non si sono mai fermati».
«Dobbiamo far capire ai cittadini che boschi e strade sono “casa loro” e come tale vanno trattati», aggiunge l’esponente di giunta all’unisono col sindaco.
Rispetto al passano, il fenomeno è mutato e risulta meno grave, seppure sempre deprecabile. Ma per colpire i responsabili, osserva il comandante della Polizia locale Edoardo Angotti, affiancato dal responsabile dei Genieri della Protezione Civile Iuri de Tomasi, serve la collaborazione dei cittadini: «I testimoni dichiarino quello che hanno visto. I post su Facebook non servono».
I numeri
Nel 2020 sono stati effettuati a Samarate quasi 30 accertamenti. Due terzi di questi sono scattati grazie alle fototrappole. In nove casi è stato redatto un verbale: sei persone hanno già pagato (le sanzioni vanno da 50 a 600 euro), tre situazioni sono in sospeso.
Tre di questi casi riguardano il “classico” abbandono di materiali nei boschi; gli altri sono relativi all’errato smaltimento di potature o ad arbusti bruciati in maniera impropria.
In questa prima parte dell’anno, sono invece stati elevati due verbali.
Nuove tipologie di rifiuti
«Rispetto al passato – spiega il comandante Angotti – è raro l’abbandono di eternit, batterie a piombo o olio esausto. Sempre più spesso si trovano sacchi della plastica o del secco. Parliamo del sacchetto della spesa buttato lungo il ciglio della strada o della spazzatura lasciata nei cestini pubblici, anche in centro. Inoltre, non mancano inerti dovuti a piccoli lavori, magari frutto di imprese abusive. In generale, però, parliamo di rifiuti che si potrebbero portare comodamente in discarica o che verrebbero raccolti porta a porta».
L’abbandono di veicoli ha invece un andamento ciclico: «Dal 2004 a oggi ne abbiamo recuperati 109, tutti smaltiti. Sul territorio ne sono rimasti tre, che verranno recuperati la prossima settimana. Se tra il 2011 e il 2019 queste operazioni sono andate diminuendo, lo scorso anno, in concomitanza col Covid, il fenomeno è tornato a crescere».
Malintenzionati in (foto)trappola
Fondamentale per le indagini è l’uso delle fototrappole. «Sono apparecchi pensati per controllare gli animali selvatici – precisa Angotti – che non hanno la precisione e il raggio d’azione di certe telecamere molto costose. Inoltre, molte zone boschive non sono fornite di energia elettrica». Ad ogni modo, sono strumenti preziosi, soprattutto se ci si aggiunge un pizzico di fortuna. In un caso recente, rivela infatti il comandante, «chi stava scaricando i rifiuti ha posizionato la targa dell’auto proprio davanti all’obiettivo. In altri casi siamo riusciti a riconoscere il soggetto o a rintracciarlo tramite una scritta sul furgone».
«Monitoriamo costantemente una dozzina di punti con le fototrappole», aggiunge Iuri de Tomasi. Questi mezzi forniscono un aiuto importante, visto che «il classico “giro” dell’area boschiva lungo i sentieri è di 83 chilometri. Non è facile controllare tutto il territorio, ma se alcune aree risultano ancora critiche, altre sono in ottime condizioni e per questo ringrazio i miei volontari».
Cascina Elisa (dove sono state vandalizzate due fototrappole), Cascina Tangit e Cascina Costa rimangono i punti più colpiti. «In altre zone – sottolinea il comandante – come il tratto che porta alla discarica, il costante monitoraggio ha permesso di risolvere il problema».
Meno post su Facebook, più denunce
Per arginare il fenomeno, quello che occorre davvero è la collaborazione dei cittadini. «I post su Facebook servono solo a creare polemiche ridicole – dice il comandante Angotti –. È necessario che i cittadini dichiarino quello che hanno visto. Tre dei nove verbali dello scorso anno sono il frutto della segnalazione di altrettanti cittadini (uno di questo è il sindaco Puricelli), che si sono presi la responsabilità di parlare e non hanno esitato a farsi avanti. Spesso, invece, capita che molti si “dimentichino” del numero di targa. Solo l’1,7 per cento degli incidenti stradali verificatisi dal 93 a oggi ha avuto dei testimoni. Nel caso dei rifiuti è ancora peggio, se pensiamo alle tantissime persone che passeggiano nei boschi. Capisco possa esserci un po’ di timore, ma senza questa collaborazione è difficile cambiare le cose».