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Busto Arsizio | 23 febbraio 2021, 09:21

Monsignor Pagani: «Solitudine e aggressività sono in aumento. In politica occorre maggiore unità»

Le riflessioni del prevosto di Busto sugli aspetti negativi della nostra società, acuiti dalla pandemia, che ha reso ancora più soli e vulnerabili soprattutto gli anziani. L’individualismo è marcato anche in ambito politico: «Tutti vogliono essere primi, manca unità d’intenti»

Monsignor Pagani: «Solitudine e aggressività sono in aumento. In politica occorre maggiore unità»

«Questo evento inaspettato ha innescato nella vita delle persone cambiamenti repentini che nessuno aveva immaginato. Ha facilitato nuove forme di comunicazione, l’uso perenne del cellulare per sentirci aggrappati a qualcuno. Ma ha generato anche inquietudine e falso protagonismo: se pubblichi qualcosa hai sempre ragione. Il compito di chi per vocazione vuole intrecciare la tela dei tessuti sociali è diventato più impegnativo. Deve riempire vuoti, recuperare solitudini, confrontarsi con l’aggressività».

Le riflessioni del prevosto di Busto Arsizio Severino Pagani sulla pandemia che ha stravolto le nostre vite. O meglio, sulla società postmoderna e i suoi mali (solitudine, depressione, aggressività) che il coronavirus ha accentuato. Smontando anche l’assetto ecclesiale nelle sue abitudini e nei suoi incontri.

L’individualismo dei nostri tempi è forse ancora più marcato in ambito politico: «Troppi primi e pochi secondi – nota Pagani –. Eppure le persone buone che lavorano nel silenzio ci sono, ma in questo contesto non vogliono uscire allo scoperto».

Chiesa e fede

La pandemia non ha risparmiato la vita religiosa. Ci sono stati anche effetti positivi, sottolinea il monsignore, come la riscoperta dei mass media. «Le persone hanno utilizzato la televisione e i nuovi mezzi di comunicazione – osserva – e la comunità cristiana si è impegnata in questo senso, trasmettendo le celebrazioni e coinvolgendo genitori, ragazzi, i partecipanti usuali alla messa della domenica».

Si avverte però la «sofferenza per la lontananza fisica», con le possibilità di incontro ancora limitate.
Il virus ha «smontato l’assetto ecclesiale: le abitudini, gli appuntamenti, la vita in oratorio sono cambiati. C’è stato uno sfilacciamento che fa pensare a forme nuove di vita comunitaria. Le confidenze individuali, se non nel numero, nella “qualità” sono migliorate. Auguriamoci che tra qualche mese la situazione torni alla normalità dal punto di vista sanitario. A quel punto ci sarà una nuova partenza. Sarà necessario reagire a forme di tristezza, apatia, anche di retorica».

L’allontanamento e l’invecchiamento dei fedeli (e degli stessi sacerdoti) precedono la pandemia. «La Chiesa del futuro ha davanti un grosso compito. La struttura ecclesiastica è in difficoltà – ammette Pagani – ma non la forza del Vangelo. Per questo ho fiducia. Al termine della messa della prima domenica di Quaresima abbiamo fatto il rito delle ceneri. Sembra un gesto del passato, ma sono rimasti tutti in chiesa. Qualcosa nel cuore si muove. Dobbiamo riscoprire Dio. Senza trascendenza il significato della vita si abbassa. Per i credenti, il futuro passerà inevitabilmente attraverso la preghiera e la carità. Per i non credenti, attraverso l’intelligenza e il servizio. Ma il cristiano sa che siamo tutti sulla stessa barca e crede in un Dio che salva da ogni diluvio».

Individualismo e paura

Le ripercussioni del coronavirus sono pesanti dal punto di vista sanitario ed economico. Ma non solo: la pandemia ha infatti impresso una «brusca accelerazione» ai mali della nostra società, sempre più individualistica. Vale a dire «solitudine, depressione, aggressività»: «Nelle confessioni emerge questo dolore. Ci sono fasce di anziani abbandonati. È un fenomeno legato alla società postmoderna che tocca anche una città come la nostra», afferma monsignor Pagani, arrivato a Busto quasi nove anni fa.

Con il virus si è aggiunto un nuovo stato d’animo: la paura. «I soggetti più anziani presentano una vulnerabilità sia fisica che psichica. C’è una paura che a volte non si può comunicare. Queste persone, a cui sono negati anche minimi spostamenti, non vengono più in chiesa e sentono la mancanza di questo conforto. Mi capita di parlare con loro al telefono, e a volte basta questo per ravvivare la loro giornata».

Unità e temi nobili per la politica

Ma ad aver subito questa «brusca accelerazione» sono anche i bisogni concreti e quotidiani – non solo emotivi – delle persone. Pagani pensa all’emergenza del lavoro, della casa: «Chi stava bene forse sta anche meglio, molti sono invece attesi da tempi duri».
Una realtà a cui deve guardare, nell’anno delle elezioni, chi intende guidare la città. Il prevosto, nel tempo, non ha fatto mancare appelli e richiami ad alzare il livello della politica.

«C’è bisogno di unità d’intenti – dice –. Mi sembra che per ogni idea condivisa nasca un nuovo gruppo. Tutti sentono il bisogno di essere protagonisti, ma si può collaborare anche senza essere primi. Ci sono tanti primi e pochi secondi o terzi. Servirebbe uno sforzo per mettere insieme le idee, per trovare l’unità con cui affrontare temi più nobili, al di là della viabilità stradale».

Eppure monsignor Pagani è convinto che «ci sono tante persone buone che lavorano in silenzio. Persone che hanno paura di uscire allo scoperto per non veder “sciupato” il loro impegno».
Scoraggiate, timorose che non ci sia spazio per la politica “alta” o per un lavoro comune.
«Con la mancanza di un patrimonio culturale – chiosa il prevosto – ormai anche le differenziazioni non si basano su ideali diversi, ma su individualismi».

Riccardo Canetta

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