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Busto Arsizio | 23 maggio 2017, 15:37

“Si garantisca ai malati una vita più dignitosa”

Incontro organizzato dal Cav sulle disposizioni anticipate di trattamento e sull'eutanasia, partendo dal caso di Dj Fabo

“Si garantisca ai malati una vita più dignitosa”

Pubblico numeroso ai Molini Marzoli per l’incontro organizzato dal Cav di Busto sul tema “Di chi è la vita?”. Introdotti dal presidente Antonio Pellegatta, sono intervenuti Sylvie Menard, oncologa e già collaboratrice dello staff di Umberto Veronesi, Angelo Mainini, direttore sanitario della Fondazione Grassi, e l’avvocato Marco Manfrinati.

 

In rappresentanza dell’amministrazione comunale erano presenti i consiglieri Paolo Genoni e Alessandro Albani. A moderare la serata, la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga, che ha ricordato il caso di Eluana Englaro, la persona con cui è si è aperto il dibattito sul fine vita: “Ho conosciuto bene il caso di Eluana e bisogna fare una distinzione; un conto è una vita attaccata alle macchine, ben diversa la situazione di Eluana che aveva ancora una vita propria, sebbene fosse in stato vegetativo”, ha affermato la giornalista.

 

Al centro dell’incontro, la testimonianza di Mainini che ebbe in cura Dj Fabo nel suo ultimo periodo di vita: “Quando a una persona viene fatta una diagnosi di patologie gravissime, come reazione iniziale può determinarsi un rifiuto alla vita. Mi sono reso conto che è una fase  ma si supera. Lo stesso Dj Fabo - racconta Mainini -  era una persona molto combattiva. Sono entrato in contatto con centinaia di pazienti,  solo in tre mi hanno posto la questione del suicidio assistito, due dei quali hanno trovato la forza di fare scelte diverse facendo ricorso a procedure  consentite dalle legge, come il rifiuto della tracheotomia per respirare e le cure palliative. Si fa tanto tam tam mediatico su alcuni casi – aggiunge – ma nessuno si batte affinché il nostro sistema sanitario garantisca a queste persone una vita più dignitosa”.

 

L’avvocato Manfrinati ha fatto il punto sulla legge: “L’ordinamento ha stabilito che il bene giuridico della vita non è disponibile. Sono previste sanzioni dal punto di vista penalistico, il sistema è logico e profondamente comprensibile non è una volontà calata dall'alto. Poi vi sono stati alcuni casi mediatici che hanno fatto di tutta l'erba un fascio ma bisogna considerare che eutanasia, suicidio assistito, determinazione della volontà, sono concetti differenti, occorre fare chiarezza".

 

Sylvie Menard ha portato la sua testimonianza di ricercatrice ma anche di persona colpita dal cancro: “Un tempo ero favorevole al testamento biologico ma da sani non ha senso dare disposizioni in anticipo. Spesso si associa l’eutanasia alla disabilità ma le associazioni che si occupano di disabili sono contrarie all’eutanasia”, afferma.

 

In sala era presente anche Michele Sanguine, un giovane gallaratese di 32 anni che a causa della distrofia muscolare di Duchenne, che gli è stata diagnosticata quando aveva 3 anni, muove solo il collo, il volto e le dita. Michele è stato uno dei testimonial della campagna Telethon,  “Non mi arrendo”.  “Toro seduto” è il suo nome da disk jokey  e ieri sera ha presentato  il suo video “Proteina”, visibile su Youtube, in cui lancia un messaggio di speranza cantando la vita di un Toro Seduto “con molte frecce ancora da scagliare”.

 

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