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Politica | 28 novembre 2025, 17:36

VIDEO. “Free Women”: a Busto la cultura diventa strumento di libertà e lavoro per le donne vittime di violenza

Presentato a Palazzo Gilardoni il progetto finanziato da Regione Lombardia con 150mila euro. L’obiettivo è l’autonomia attraverso tirocini nei musei e nei teatri. L’assessore regionale Caruso: «Una sfida culturale». L’assessore Reguzzoni: «Aiutiamo a riprendere a vivere»

Non solo accoglienza e protezione nell’emergenza, ma una vera e propria "rinascita" che passa attraverso la bellezza, il lavoro e l’indipendenza economica. È questo il cuore di “Free Women – Luoghi di cultura, spazi d’inclusione”, il progetto presentato questa mattina a Palazzo Gilardoni, che vede Busto Arsizio capofila di una rete territoriale vasta e coesa.

L’iniziativa, dal valore complessivo di oltre 190mila euro (di cui 150mila finanziati da Regione Lombardia e i restanti dai partner), punta a trasformare i luoghi della cultura in occasioni di riscatto per le donne uscite da percorsi di violenza. Capofila del progetto è la Cooperativa Sociale Baobab, affiancata da realtà storiche del territorio come Solidarietà e Servizi, San Carlo Cooperativa Sociale, i Centri Antiviolenza E.VA Onlus e Rete Rosa, con il supporto del Comune.

Dall’emergenza all’autonomia
Il progetto interviene in quella che è forse la fase più delicata: il "dopo". Lo ha sottolineato con forza l’assessore ai Servizi Sociali di Busto Arsizio, Paola Reguzzoni: «Mi fa piacere affrontare un aspetto più positivo, cioè la conclusione di quella che è una strada in salita. Arriviamo alla "ripresa a vivere". Di fronte ai percorsi più complessi, dove le donne vengono messe in protezione e tolte dalla propria vita lavorativa e sociale, il reinserimento è una parte molto dedicata».
Reguzzoni ha evidenziato l’importanza fondamentale del terzo settore: «Se non ci fosse stata questa rete, probabilmente non avremmo vinto questo finanziamento. Molto spesso le donne fanno rete molto meglio degli uomini», ha chiosato l'assessore, ringraziando la cooperativa Baobab per il ruolo di capofila.

A spiegare la filosofia dell’intervento è stato Maurizio Martegani, presidente di Baobab: «L’assistenza deve diventare autonomia, e l’autonomia diventa dignità. E la dignità è avere un lavoro e una nuova casa». Martegani ha ricordato come il progetto nasca da un'esperienza concreta, una sperimentazione avvenuta tra l'Isola di Toscana e la Lombardia, precisamente nel polo museale di Castiglione Olona: «Abbiamo capito che è importante tutto il percorso di cura, ma è altrettanto importante quel percorso che permette alle donne di avere un lavoro stabile e sicuro».

L’impegno delle istituzioni
Presente al tavolo anche l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, che ha ribadito come la violenza di genere sia «una piaga sociale, ma soprattutto una sfida culturale». Caruso ha fornito dati significativi sull'impegno economico del Pirellone: «Dal 2021, quando la Regione aveva investito 4 milioni di euro, nel 2025 siamo passati a 16 milioni. Questo dimostra che vogliamo investire, ma purtroppo dimostra anche che ce n'è la necessità».
I numeri restano allarmanti: «Più di 500 donne prese in carico nella provincia di Varese. Sedici i femminicidi in Lombardia, due nella nostra provincia», ha ricordato l'assessore regionale, lanciando poi un appello: «Non siete sole, fidatevi e affidatevi perché c'è una rete di professionisti formati e competenti».

Il sindaco Emanuele Antonelli, ringraziato da Caruso per la sensibilità dimostrata nonostante l'apparenza a volte «burbera», ha confermato la centralità delle associazioni: «Senza tutte queste meravigliose associazioni, il Comune di Busto chiuderebbe, o meglio, i Servizi Sociali potrebbero chiudere nel senso che potremmo fare, ma non quello che facciamo grazie a voi». Antonelli ha citato il "Muro delle Bambole" come simbolo cittadino che non viene mai vandalizzato, segno di un rispetto radicato, ma ha ammesso che davanti ai numeri che peggiorano «bisogna continuare a insistere, è l'unica strada che abbiamo».

Come funziona il progetto
Nel concreto, "Free Women" si svilupperà nell'arco di due anni. I dettagli operativi sono stati illustrati da Beatrice Turconi (Casa Pierangela/Baobab): «L’obiettivo concreto è attivare 10 tirocini professionalizzanti in musei, siti storici e luoghi di cultura del territorio e prevedere 3 assunzioni stabili».
Non si tratta solo di lavoro, ma di formazione a 360 gradi: «Saranno previsti moduli dedicati alla gestione finanziaria, per offrire strumenti fondamentali per rafforzare la sicurezza e l'indipendenza».

Il progetto agisce all'interno di una cornice istituzionale solida, come spiegato da Maria Chiara Cremona (Casa Rifugio Il Volo), in rappresentanza della rete interistituzionale antiviolenza che comprende gli ambiti di Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Somma Lombardo: «Non si può pensare di approcciare il tema della violenza da soli. La rete è il dispositivo che Regione Lombardia ha voluto perché gli enti che si occupano di antiviolenza possano lavorare insieme, condividere protocolli di azione e procedure».

La bellezza come cura
C’è infine un aspetto immateriale, ma decisivo: il contatto con l’arte. Era presente anche l'artista Beatrice Spadea, che coinvolgerà le donne nei suoi progetti. «Ripartiamo dal concetto del bello - ha concluso Mascheroni - La possibilità di essere all’interno di un museo o di un teatro e poter fruire di uno spettacolo teatrale, avvia anche una serie di consapevolezze, soprattutto rispetto a quei benefici a favore della stessa donna che è un po' congelata. I siti culturali possono essere davvero uno scenario da percorrere».

Giovanni Ferrario

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