«Europa Verde esprime il proprio disappunto e ferma contrarietà al presidio annunciato dal “Comitato remigrazione e riconquista” a Gallarate. Il concetto di remigrazione contrasta con i valori fondamentali della nostra costituzione e rappresenta un limite di civiltà che la democrazia non dovrebbe mai superare. Per tale ragione abbiamo chiesto a Questura e Prefettura di non autorizzare un presidio che viola i nostri valori costituzionali». È la presa di posizione comunicata agli organi di stampa da Europa Verde - Verdi Provincia di Varese sulla manifestazione annunciata nella città dei due galli. Di seguito, il testo integrale della lettera.
Apprendiamo dagli organi di stampa l'annuncio di una manifestazione, organizzata dal "Comitato remigrazione e riconquista", che dovrebbe svolgersi domenica 30 novembre in piazza della Libertà a Gallarate. Esprimiamo, come partito e in primis come cittadini e cittadine, il nostro disappunto e la nostra ferma e convinta preoccupazione. Il rischio che tale evento, promosso da chi, sul territorio, utilizza metodi e contenuti in aperta violazione dei principi fondamentali della nostra Costituzione, si trasformi in una istigazione alla violenza e all'odio è molto alto.
È provato e sotto gli occhi di tutti che esponenti di quel movimento abbiano già diffuso, sui canali social e sulla stampa, principi discriminatori e xenofobi. Anche, proprio, nella dichiarazione per organizzare il raduno del 30 novembre. Come partito, riteniamo che tanto l’uso della violenza, quanto la xenofobia, rappresentino un fallimento della civiltà. Siamo ben consapevoli dei gravi problemi di ordine pubblico nella città di Gallarate, così come in altri territori e sappiamo che, in casi di emergenza, i problemi di sicurezza occorra affrontarli con decisione, ma ciò è solo un estremo tentativo per arginare il problema, mentre per risolverlo alla radice occorrono progetti finalizzati alla mediazione, al dialogo e all’integrazione.
Come possiamo pretendere che tutti onorino i nostri principi costituzionali, se non lo facciamo noi per primi? Ogni società che si definisca civile deve necessariamente porsi dei limiti che non devono essere superati. Soprattutto da chi ricopre cariche istituzionali. Fomentare l’odio non è un’azione che può essere nascosta dietro al principio della libertà di espressione. Per questo, in modo preventivo, inviamo una richiesta ufficiale e formale, come forza politica attiva sul territorio, impegnata a mantenere saldi e forti principi di democrazia, di dialogo e di contrarietà ad ogni forma di odio e di violenza, anche sotto la forma, più difficile da riconoscere, della istigazione. Crediamo che diversi siano gli elementi per cui la manifestazione annunciata non si presenta conforme ai principi fondanti del nostro ordinamento, per questo motivo, dunque, chiediamo che - nel caso - non si conceda l'autorizzazione.














