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Attualità | 02 novembre 2025, 13:19

Ceneri in casa o disperse. Così parlano i vescovi lombardi

In occasione dell'omaggio ai defunti è stata diffusa una nota con le indicazioni: «La prassi dell'inumazione meglio esprime la fede della Chiesa. La privatizzazione della sepoltura con la custodia in casa delle ceneri e, ancor peggio, la loro dispersione, priva la comunità del valore della memoria». IN ALLEGATO IL TESTO INTERO

foto dal sito della Diocesi di Milano

foto dal sito della Diocesi di Milano

In questi giorni di preghiera e omaggio ai defunti, è stato diffuso un documento dei Vescovi lombardi che tocca la questione non tanto della cremazione in sé - già ammessa dalla Chiesa se non esplicitamente scelta per motivi contrari alla fede - quanto della dispersione delle ceneri o della loro permanenza in case private. Un tema su cui è tornato anche stamattina l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. 

La nota dei vescovi è rivolta alle comunità cristiane, ai pastori e ai ministri. Filo conduttore, «l’esigenza che le ceneri dei defunti siano custodite in un luogo adatto alla memoria e alla preghiera comunitaria». Ci si pronuncia dunque «nei casi in cui venga avanzata la richiesta di disperdere le ceneri del defunto, di frazionarle o di conservarle in un luogo diverso rispetto al cimitero».

Si precisa anche che comunque la tradizione cristiana ha sempre espresso una preferenza per la sepoltura, riferendosi a Gesù: «La prassi dell’inumazione meglio esprime la fede della Chiesa», poiché «scelte diverse potrebbero indurre all’idea di un annientamento totale dell’uomo».

Già 62 anni fa con Piam et constantem (1963) si concedevano appunto le esequie ecclesiastiche a quanti decidevano di farsi cremare «per motivi non contrari alla fede» (quindi «per ragioni igieniche, economiche o di altro genere»). Concetto ribadito nell'appendice del Rito delle esequie (2012).

Il messaggio oggi è prima di tutto sul cimitero come «luogo di culto e di pellegrinaggio, espressione positiva della memoria e del riconoscimento della dignità personale dei defunti, di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione», ma anche «luogo privilegiato per custodire la dimensione “sociale” della memoria dei defunti». Ecco perché «la privatizzazione della sepoltura con la custodia in casa delle ceneri e, ancor peggio, la loro dispersione, priva la comunità del valore della memoria». Diversa «la possibilità di riservare spazi appositi per la deposizione delle urne cinerarie».

In ogni caso, se le ceneri sono comunque disperse o tenute in casa, la raccomandazione ai sacerdoti è «di non compiere azioni liturgiche nell’abitazione privata in cui verranno conservate le ceneri e nemmeno nei luoghi in cui le ceneri verranno disperse». Ricordando ai fedeli «le ragioni per le quali la Chiesa non ritiene appropriata né la dispersione delle ceneri né la conservazione di esse (o di una parte di esse) nelle abitazioni private». Con il distinguo «di circostanze gravi ed eccezionali».

Files:
 CEL Ceneri intero nc (116 kB)

Redazione

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