Scuola | 24 ottobre 2025, 15:00

Scuola dell’Infanzia Crespi da parrocchiale a statale. I genitori: «Scelta subita, che ne sarà delle maestre e del nostro progetto educativo?»

La decisione, comunicata dal parroco don Giuseppe direttamente ai genitori alla presenza di Comune di Busto e dirigenza scolastica, scatena la protesta. A rischio, secondo le famiglie, non solo i posti di lavoro del personale, ma un modello didattico e umano considerato un'eccellenza

Scuola dell’Infanzia Crespi da parrocchiale a statale. I genitori: «Scelta subita, che ne sarà delle maestre e del nostro progetto educativo?»

La comunicazione è arrivata la scorsa settimana, diretta e senza appello, durante una riunione convocata appositamente. Una doccia fredda per le famiglie della scuola dell'infanzia "Ezio Crespi". Davanti a loro, il parroco di San Giuseppe, don Giuseppe, ha ufficializzato la scelta anche ai genitori, dopo che la notizia era già stata comunicata alle maestre: la scuola, a partire dall'anno scolastico 2026/27, passerà sotto la gestione pubblica (LEGGI QUI). A sancire la definitività della decisione, al suo fianco l'assessore all'Istruzione Chiara Colombo e la dirigente scolastica dell'attiguo e omonimo Istituto Comprensivo, Michaela Gornati, che assorbirà l'asilo. Una comunicazione a cose fatte, che ha lasciato i genitori con un profondo senso di impotenza e la sensazione di essere stati scavalcati.

«Lo abbiamo saputo a percorso già avviato, senza alcuna possibilità di confronto», è la lamentela che emerge con forza dalla conversazione con alcune mamme. «Ci hanno messo di fronte al fatto compiuto. La nostra opinione, le nostre preoccupazioni, non sono state prese in considerazione prima di decidere». È proprio questa mancanza di coinvolgimento a generare la ferita più profonda.

Il nodo centrale, ora, è il destino delle maestre e di tutto il personale, anima e cuore pulsante della scuola. Con il passaggio allo Stato, il corpo docente attuale, per restare, dovrebbe rientrare nei rigidi meccanismi dei concorsi e delle graduatorie pubbliche. Un'ipotesi quasi impossibile, che di fatto equivale a un addio. Per loro si profila un futuro lontano da via Bellini. Si parla già di un «tavolo di lavoro» tra Comune e altri enti per aiutarle a ricollocarsi, fornendo «strumenti per guardare avanti». Ma per i genitori, questa suona come una fredda soluzione burocratica a un problema profondamente umano. «Non stiamo parlando di spostare delle scrivanie, ma di persone che per i nostri figli sono un faro, un punto di riferimento emotivo insostituibile», spiega una mamma. «Questo 'tavolo' non potrà mai restituire ai nostri bambini la stabilità e l'affetto che stanno per perdere».

A rischio, secondo le rappresentanti dei genitori, c'è un intero know-how, «un patrimonio di umanità e un approccio educativo che hanno reso la Crespi un unicum. Non solo un percorso di apprendimento, ma un'attenzione alla crescita armonica del bambino, un supporto costante alle famiglie, un clima che tutti definiscono familiare». Un progetto educativo specifico, quello di ispirazione salesiana, che molte famiglie avevano scelto consapevolmente, anche sobbarcandosi costi e spostamenti.

Questa scelta consapevole oggi si scontra con una realtà ben diversa. All'interno della struttura, tra l'altro, è ospitata anche una classe della scuola statale Villa Sioli, chiusa per la sopraggiunta indisponibilità della struttura di corso XX Settembre. E, invece di "esportare" il metodo educativo della Crespi (come in alcuni casi è successo, coinvolgendo tutti i bambini in attività dedicate solo a quelli della scuola parrocchiale), si finirà per uniformarsi a quello statale. Per i genitori "storici" della Crespi, la percezione è quella di un'ingiustizia. «Noi abbiamo scelto la Crespi paritaria per un motivo preciso, pagando una retta per un servizio in cui crediamo - è il ragionamento che emerge - Ora invece cancellano di fatto la nostra libertà di scelta educativa e il progetto che volevamo per i nostri figli. Diversi genitori sono disposti a seguire le maestre, ovunque andranno, per garantire ai propri figli la prosecuzione di un percorso di qualità, educativa ed umana».
La domanda che ora tutti si pongono non riguarda più solo il futuro delle maestre, ma l'identità stessa di una scuola che era considerata fiore all'occhiello per Busto e che invece, è questo il timore delle famiglie, rischia di perdere la sua anima.

Giovanni Ferrario

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