«Con Beppe mi sentivo in una botte di ferro. Oggi mi mancano il suo incoraggiamento e il suo senso di protezione fraterno». Con queste parole, intrise di nostalgia e affetto, Vittorio Martignoni ha ricordato il fratello Giuseppe durante la cena commemorativa organizzata venerdì 19 settembre, a un anno dalla scomparsa, nel giorno in cui avrebbe festeggiato il compleanno. Oltre duecento persone hanno partecipato alla serata benefica, promossa dagli Amici di Beppe, con il ricavato destinato al reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate.
Un evento che non è stato solo un momento conviviale, ma un atto collettivo di memoria e riconoscenza verso una figura che ha intrecciato vita pubblica e privata con la stessa intensità.
Una vita al servizio della comunità
Nato a Gallarate, Giuseppe De Bernardi Martignoni ha dedicato quarant’anni alla politica locale e regionale, con un impegno costante al servizio del territorio. Vicepresidente della quinta commissione Territorio, infrastrutture e mobilità in Regione Lombardia, era anche membro della commissione Cultura e della speciale Antimafia. Alle elezioni regionali era stato eletto con 3.269 preferenze.
Il suo percorso era iniziato nel 1992 come consigliere provinciale a Varese; successivamente aveva ricoperto le cariche di assessore provinciale alla sicurezza (2002-2007) e allo sport (2007-2008), tornando in Provincia nel 2018 come consigliere fino al 2021. A Gallarate era stato consigliere comunale dal 2006, assessore allo sport (2008-2013) e, più recentemente, presidente del consiglio comunale (2021-2023). Parallelamente aveva portato avanti la sua attività di artigiano, senza mai rinunciare al contatto diretto con i cittadini, che amava definire «la vera linfa della politica».
Caruso: «Una presenza costante, la mia scuola migliore»
Alla cena, Francesca Caruso, assessore regionale alla cultura e segretario cittadino di Fratelli d’Italia, ha ricordato l’eredità politica e umana lasciata da Martignoni: «È stato fondamentale per la mia formazione. Non mi ha mai fatto sconti, ma mi ha trasmesso l’importanza della militanza, del coraggio di prendere posizione e dell’umiltà. Mi ha insegnato il valore dello studio e dell’ascolto. Manca il politico, ma manca anche l’amico. Non dimenticherò mai quella notte in cui rimase fuori dal pronto soccorso per ore, solo per non lasciarmi sola».
Colombo: «Il suo sorriso, la mano sulla spalla»
Un ricordo altrettanto personale è arrivato da Marco Colombo, presidente del consiglio comunale: «Tutte le volte che penso a Beppe mi viene in mente il suo sorriso sornione, la mano sulla spalla e quel modo di lanciarti un’idea che significava sempre “ci pensi tu”. Non voglio ricordarlo sofferente: preferisco conservarne l’immagine dell’amico e del politico che non ha mai separato i due ruoli. Questa sera siamo in oltre duecento: è il segno di quanto abbia lasciato a Gallarate. Faremo di tutto perché questo appuntamento diventi una tradizione».
I ricordi della politica e della famiglia
Molti esponenti politici hanno voluto unirsi al ricordo. Andrea Pellicini ha sottolineato: «Ho conosciuto Beppe nel 1996, quando ero assessore in Provincia a Varese. Era per me un grande amico, una sorta di alter ego con cui confrontarmi sui problemi del partito. Ma ciò che manca davvero è la sua umanità, la capacità di affrontare ogni problema con impegno o con un sorriso. Nessuno ha un cattivo ricordo di lui».
Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ha rimarcato: «Era un politico di strada, nell’accezione migliore del termine. La sua mancanza fa ancora più male sapendo il valore che aveva».
Presente anche il sindaco di Busto Emanuele Antonelli, che ha detto: «Ricordo Beppe sin dai primi anni, era sempre quello che ci consigliava, perché aveva fatto politica da tutta la vita. Abbiamo fatto tante cose insieme. Era una persona amata e lo testimoniano le tante persone che sono qui stasera. Ha lasciato un bel segno e sono venuto volentieri a ricordarlo».
L’onorevole di Fratelli d’Italia Carlo Maccari ha evidenziato l’aspetto più identitario del suo percorso politico: «Beppe era una persona che aveva scelto da giovane da che parte stare, e ha portato avanti quella scelta per tutta la vita. Non è da tutti».
Ma il ricordo più intimo e commovente è arrivato da Giulia De Bernardi Martignoni, figlia di Beppe: «Lui era un padre in grado di unire rigore e umanità. Questa sera dimostra che il suo ricordo non appartiene solo alla nostra famiglia, ma a una comunità che vuole mantenere viva la sua memoria».
Un'eredità che resta
Il filo conduttore della serata è stato l’impegno: in politica, nel lavoro, ma soprattutto nei rapporti umani. Dall’affetto del fratello Vittorio, che ancora oggi viene scambiato per lui dai cittadini gallaratesi, alle parole degli amici e compagni di strada, emerge l’immagine di un uomo capace di unire le persone e di lasciare un segno che va oltre la carriera politica.
Gallarate, almeno per una sera, ha trovato in questa commemorazione un collante di valori condivisi: la fiducia nel futuro, il senso della memoria e il dovere di continuare un impegno che Martignoni ha incarnato con passione fino all’ultimo giorno.