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Cultura | 10 settembre 2024, 22:43

VIDEO E FOTO - Don Alberto Ravagnani racconta le fragilità dei ragazzi: «Le storie funzionano più delle prediche. E l'amicizia salva»

In una sala Monaco affollata, il sacerdote-social ha illustrato i temi del suo ultimo libro “Dopo la festa”: debolezze dei ragazzi, amicizia, linguaggio dei giovani, affettività, rapporti con i genitori, social

VIDEO E FOTO - Don Alberto Ravagnani racconta le fragilità dei ragazzi: «Le storie funzionano più delle prediche. E l'amicizia salva»

Un applauso ha accolto don Alberto Ravagnani, il sacerdote dai 220mila follower che questa sera, 10 settembre, ha riempito la sala Monaco per la presentazione della sua ultima fatica, “Dopo la festa”. Ha voluto toccare tanti temi legati al mondo giovanile, don Alberto. Ha parlato di fragilità, amicizia, linguaggio, affettività, paternità e maternità, di rapporti genitori-figli, di social. E lo ha fatto non con l’atteggiamento del prete che si esalta per il numero dei follower, ma di un sacerdote vicino ai giovani, che parla con il loro stesso linguaggio, che vuole indicare ai ragazzi una via per essere felici. E tra il pubblico c’erano tanti suoi ragazzi che lo hanno voluto ringraziare.

Ad accogliere il sacerdote, anche l’assessore alla cultura e vicesindaco Manuela Maffioli: «Una serata sold out: non ci aspettavamo nulla di diverso per il ritorno in città di don Alberto – ha esordito - Torna in città in veste di scrittore». E ha ricordato che la serata con don Alberto alza il sipario di “Autunno tra le righe”: sei appuntamenti dalle 20.30, «secondo momento letterario importante della città dopo Ba Book in una sala, sala Monaco, diventata un’importante agorà».

E nell’agorà questa sera c’era anche Consuelo Sozzi che ha dialogato con il sacerdote. «Voglio partire  – ha detto –da una frase che hai rilasciato in un’intervista: da piccolo volevo fare lo scrittore. Poi che cosa è successo?». Pronta la risposta del don: «Sì è vero: da piccolo volevo fare lo scrittore, ho sempre scritto tanto anche in seminario, poi però è diventato un sogno nel cassetto. Fare il prete occupa tanto tempo. Dopo il Covid la mia vita è cambiata. Sono arrivate tante case editrici che mi hanno proposto un libro sugli oratori. Non ci sono libri sugli oratori. Perché non scrivere una storia? Così ho deciso di raccogliere tutta la mia esperienza e consegnarla ai ragazzi. Le storie funzionano tanto, più delle prediche: gli insegnamenti più grandi arrivano dal basso, dalla vita».

Poi altro tema: Il linguaggio dei giovani: «Se faccio parlare dei ragazzi, il linguaggio deve essere verisimile. Il tentativo nel mio libro è quello di essere il più verisimile. Anche le situazioni sono verisimili. Quando i ragazzi si sentono interpellati, percepiscono che c’è del buono da dire, leggono. Il tema del linguaggio è importante: velocità nella narrazione, lettura come si vede un video, un film».

Dal linguaggio, ecco sviscerare la protagonista del libro, ossia la fragilità. «Ogni personaggio incarna una fragilità – ha precisato - È la protagonista del libro: faccio una rassegna delle fragilità: Milano è bella, ma caotica e pericolosa. Se sei un ragazzo solo, le tue fragilità emergono. Fragilità legate al tema della sessualità, al corpo, autolesionismo, problemi alimentari, desiderio di un corpo perfetto che cela la mancata accettazione della propria affettività».

Da qui altra tematica, l’omosessualità, trattata con discrezione, senza etichette: «Non è legata all’identità ha chiarito - ma è una disposizione che ha a che fare con l’attrazione e certi comportamenti. William vive dinamiche comportamentali, viste male a livello sociale. Oggi è diventato un tema politico».

Ma don Alberto ha voluto parlare anche di sé, della sua esperienza, delle sue amicizie: «L’amicizia salva: bisogna essere amici per essere felici. Scrivo tanto di amicizia perché ne ho tanto bisogno e ne riconosco il valore. Un libro che mi ha segnato tanto è stato “Il piccolo principe”. Poi la mia amicizia è sfociata nell’amicizia con Gesù. Ora l’amicizia la rivedo nei miei ragazzi».

Non sono mancate riflessioni profonde anche sul rapporto genitori-figli, sull’importanza per un giovane di “rompere il cordone ombelicale con la famiglia, pena la mancata crescita”. Altrettanto significativi i pensieri su paternità e maternità, la figura dell’adulto che non deve essere un ragazzo. Non ultimo, il tema dei social: «Molti ragazzi riescono a essere più veri sui social che nella realtà. L’importante è essere autentici in entrambi i contesti».

Laura Vignati

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