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Cultura | 17 aprile 2024, 06:43

Una stanza dove pensare. Così David Lynch al Salone del Mobile ci fa credere che possiamo ancora migliorare il mondo

Due stanze per avvertirsi nell'unicità dei propri pensieri, un'isola di silenzio nel turbinio dell'evento: il primo giorno ha visto visitatori in fila da tutto il pianeta per accedere alla creazione del grande regista. E oltre quella tenda rossa da "Twin Peaks" ciascuno ha trovato connessioni inattese

La foto di Lynch è di Dean Hurley per cortesia del Salone

La foto di Lynch è di Dean Hurley per cortesia del Salone

Un piccolo spazio per sfiorare l'infinito che è in ciascuno. Due stanze per avvertirsi nell'unicità dei propri pensieri. Un'isola di silenzio nel turbinio del Salone del Mobile di Milano. Questo e molto altro è "A Thinking Room- Interiors by David Lynch", nei padiglioni 5-7.

Il luogo dell'abitare è quello del pensare

In un'epoca in cui il luogo dell'abitare è più che mai quello del pensare e del ritrovarsi, il grande regista americano ha preso per mano i visitatori e li ha indotti a fermarsi. Sì, il Salone del Mobile di Milano - a Rho fino a domenica 21 - è quella frenesia che tutti conosciamo, quell'orgoglioso fermento che ci dice cosa possa essere veramente l'Italia (LEGGI QUI), è business, è lavoro. Ma tutto questo include la cultura e la cultura prevede anche il silenzio.

Una tenda rossa avvolge lo spazio dell'attesa e poi dell'azione. Per chi ha amato "Twin Peaks" può apparire un riflesso di quel mondo e di quei volti che erano troppo perfetti per non rivelare oscurità inconfessabili. Scostando le tende, le pareti nere avvolgono tra dipinti e la video intervista a Lynch che ha tratti commoventi. Perché l'oscurità, oggi, sembra persino sfacciata nella nostra storia. Invece, la luce esiste e resiste, è in ciascuno di noi. Basta volerla ostinatamente rintracciare e diffondere, anche in un piccolo spazio, forse soprattutto lì.

I visitatori di tutto il mondo sono in fila ad aspettare di entrare e immergersi nella riflessione proposta.

Pochi sanno raccontare l'inconscio come Lynch, perché è la via maestra per la coscienza. Che cosa c'è dunque in quella stanza, replicata impeccabilmente? Il vuoto sembra accogliere, ma poi ecco un sipario ondulato, il tempo scandito, uno specchio e sopra quel soffitto che vuole irradiare la luce. 

Al centro un trono di legno, una poltrona dove si è invitati a sedersi e a tracciare un disegno. Si può decidere se portarselo poi via oppure affidarlo al Salone: a noi è parso naturale optare per la seconda possibilità, come a offrire che tutti i pensieri confluissero.    

Le voci

A curare il progetto è stato Antonio Monda: «Per Lynch non esiste nulla di inanimato e nulla che non abbia un’intima, vibrante vitalità. Ciò è evidente in tutto ciò che crea: nel suo cinema visionario, nella sua arte figurativa e nei mobili che disegna. Le due Thinking Room realizzate per il Salone del Mobile ci immergono in un universo armonicamente compiuto grazie alla pulsione vitale di ogni singolo dettaglio, e Lynch riesce a sedurci ribadendo che la vera arte non offre risposte, ma pone domande».

La presidente del Salone Maria Porro la vede così: «David Lynch ci fa entrare nel suo mondo e nel suo modo di pensare. Le sue Thinking Room sono luoghi che ispirano, suggeriscono, lanciano messaggi. Sono luoghi di sinestesia, ossia spazi che offrono stimoli che coinvolgono più sensi, diversi da quelli che normalmente sarebbero utilizzati per elaborare quelle sollecitazioni: qui, puoi “sentire” il blu o “vedere” il silenzio. Qui, la protagonista è la contaminazione sensoriale. Che servirà poi anche a interpretare meglio le visioni progettuali che si trovano fuori da questi confini».

Anche se le Thinking Room sono opera del regista, è anche un lavoro di squadra. C'è Lombardini22, gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria, che ha progettato il masterplan del posizionamento e l’impianto architettonico del perimetro curvilineo. Né si possono scordare gli scatti d’autore di Alessandro Saletta e Melania Dalle Grave (DSL Studio) aspettando di addentrarsi nel cuore della stanza.

Ma poi è da notare la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano, che ha dato forma ai pensieri del regista.

Dove vivono le idee

Pensieri che Lynch espone nella videointervista, prima di offrirli nella forma artistica piena, e sono commoventi, in quest'era di tempesta. Ci preannuncia che vuole immergerci in un oceano di pura coscienza, ci sentiamo trasportati nella profondità e nell'altezza dove vivono le idee. 

Non importa se si chiami totalità, unità o come altro ancora, quel luogo, quell'entità. La certezza è che i pensieri possono migliorare il mondo, proprio i pensieri di ciascuno di noi: una potenza incredibile, in uno spazio così minuscolo.

«Idee e coscienza camminano insieme... più coscienza ci può aiutare».

Una stanza tutta per sé, diceva Virginia Woolf. Nella stanza di Lynch non ci sono penne per scrivere romanzi, bensì matite, colori. Ma sì, per un minuto o poco più quella stanza è tutta nostra. Poi la affidiamo agli altri, che vivranno la stessa esperienza o molto diversa. Connessioni, spesso inattese, perché, per dirla come il regista: «Siamo esseri umani... cioè umani che riflettono l'essere».

 

Marilena Lualdi

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