Ha combattuto nella campagna di Russia, è stato catturato dai tedeschi e per due anni ha subito le torture in un campo di prigionia in Germania. La vita non è stata semplice per Pietro Mazzucchelli, il bustocco che il 19 settembre prossimo avrebbe compiuto 104 anni. Classe 1920, alla Provvidenza di Busto si è spento l’arzillo nonnino che aveva sempre il sorriso sulle labbra ed era sempre allegro.
La sua vita non è stata semplice, dicevamo: durante la guerra è stato in prima linea. Ma lui non ci teneva a raccontare quel periodo della prigionia in Germania: ha sofferto tanto, soprattutto la fame: era costretto a nutrirsi con bucce di banane e patate, è arrivato persino a pesare 45 chili. Non ci teneva a raccontare quella campagna di Russia. «Ricordava solo qualche aneddoto legato all’accoglienza della popolazione ucraina – racconta il figlio Alberto – Poi è riuscito a salvarsi, infilandosi come operaio in una fabbrica: lì almeno mangiava e stava un po’ meglio, finché nel ’45 è stato liberato dagli americani».
Di certo la guerra lo ha provato tanto, ma l’invidiabile longevità avrà pure un segreto. «Era appassionato di montagna – prosegue il figlio – ha segnato la storia del Cai. Era legatissimo ai rifugi Maria Luisa e Città di Busto e amava sciare, tant’è che questa sua passione per la montagna era riuscito a trasmetterla anche a noi figli».
Una padre eccezionale, ha cresciuto i due figli Alberto e Daria con quella giusta severità finché erano piccoli, poi il suo rigore ha ceduto il posto a quella dolcezza diventando un nonno affettuosissimo di Michele, Giulia, Umberto, Costanza e Sofia.
Da quando aveva 16 anni ha sempre lavorato come tecnico di laboratorio della Cibagaighi a Origgio: in qualità di chimico preparava le ricette per i colori, le tinture dei filati.
I funerali avranno luogo domani, sabato 16 marzo alle 15.15 in San Giovanni