Perché siamo spesso cupi, tristi, accigliati, pensierosi… qual è il meccanismo che anima il nostro umore?
Non che sia sempre così, però a volte di riflesso la vita ci rende malinconici per diversi motivi e ragioni, che spesso neanche comprendiamo.
Questa è la domanda che mi ponevo stamattina con un sottile velo di rassegnazione, mentre il mio sguardo volgeva in direzione della mia cagnolotta che scodinzolava fissandomi negli occhi, come a comunicarmi qualcosa in modo istintivo e inconscio.
Nello stesso istante, incrociando il suo sguardo, mi sono chiesto: “Perché Mila (così si chiama la cagnolotta in questione) ti voglio così bene?”.
Come fa Marzullo mi sono fatto una domanda e ho provato a darmi una risposta: “Forse perché non sei giudicante nei miei confronti? Forse perché perdoni tutto? Forse perché ogni volta, anche quando mi allontano per pochi minuti, mi riaccogli con 1000 scodinzolate, coccole e saltelli?”.
Ma mi sono anche chiesto: “Ma perché lei è sempre così felice?” … Sarà perché vive senza dare un peso al tempo, perché il suo tempo è quello lì con me, non ha uno spazio definito per amare, lo fa in ogni luogo, che sia questo casa o un bosco, vive il presente come se non ci fosse un tempo o uno spazio, senza rimandare nulla; per lei non c’è passato o futuro, ma solo il presente da vivere con un’intensità senza limiti.
O forse perché non le servono ricchezze, sfarzi, potere o altro, ma le basta solo una pallina per sprizzare gioia e gustarsi la vita.
O ancora, forse perché credo sia serena con se stessa, senza puntarsi mai il dito contro (anzi la zampa), senza giudicarsi, vivendo nella semplicità di essere se stessa.
E proprio mentre uscivo di casa fissandola per l’ultima volta prima di chiudere la porta, mentre la sua coda continuava ritmicamente a scodinzolare, mi sono reso conto di quanto mi stia insegnando con così tanta spontaneità e semplicità, senza chiedere nulla in cambio, se non una carezza e quella pallina così tanto amata per giocare, che rappresenta per lei ad ogni rimbalzo un inno alla vita.
E mi sono anche trovato a pensare a come purtroppo sono così lontano da quel suo modo di vivere e dal mettere in pratica ciò che mi insegna.
Gli studiosi che da anni raccolgono dati sull’intelligenza dei cani, affermano che la loro è paragonabile a quella di un bambino di 3 anni, ossia nel suo momento di massimo potenziale di apprendimento (anche se a me sembra più paragonabile a quella di un saggio centenario).
A costo di sembrare retorico, penso che questo suo modo di vivere dovrebbe insegnarci che forse dovremmo tornare tutti un po’ bambini, per avere un mondo più giusto e vivibile, senza conflitti all’ordine del giorno, più rispettoso verso ogni forma di vita, un mondo in cui accompagnarci a vicenda con più solidarietà lungo il cammino della vita che spesso risulta difficile e faticoso.
In conclusione, che cosa ci insegna dunque l’animo gentile di un cane?
A non giudicare gli altri se non conosciamo il loro vissuto e non giudicare noi stessi in modo troppo duro …
Che il passato è passato, il futuro non lo conosciamo e che dunque non ci rimane che vivere con intensità solo l’hic et nunc …
A non rimandare mai il tempo da dedicare a qualcuno, a non rimandare mai un “ti voglio bene”, perché il tempo non è infinito …
Ad accontentarsi, e cioè ad apprezzare quello che abbiamo, non desiderando quello che non abbiamo a tutti costi …
Ad essere sempre noi stessi senza mai scendere a compromessi …
Ad amare incondizionatamente e in modo disinteressato, perché amare è il dono più grande che si possa fare a qualcuno.
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