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Busto Arsizio | 21 ottobre 2023, 09:20

Omicidio Livatino, dopo 30 anni il cugino del giudice Beato ha potuto ringraziare a Busto il testimone di giustizia

VIDEO. Un momento commovente quello che ha preceduto lo spettacolo “Sono Stato anch’io” andato in scena al teatro Sant’Anna, che ha raccontato la storia di Piero Nava, primo testimone di giustizia

Omicidio Livatino, dopo 30 anni il cugino del giudice Beato ha potuto ringraziare a Busto il testimone di giustizia

Era il 21 settembre 1990 quando Piero Nava vide l’omicidio del magistrato Rosario Livatino e dopo più di 30 anni il cugino della vittima di mafia, Salvatore Insenga, ha potuto ringraziare quell’uomo che ha rinunciato alla sua vita per far emergere la verità. Tutto questo è accaduto ieri sera al teatro Sant’Anna a Busto Arsizio, prima dello spettacolo “Sono Stato anch’io” che ha messo in scena la vita del testimone di giustizia.  
 
Un momento toccante per chi l’ha vissuto in sala, anche se avvenuto a distanza: Pietro Nava era in collegamento, Salvatore Insenga a Busto. Dopo il racconto del testimone di giustizia su quel giorno che ha cambiato non solo la sua vita, ma anche quella di tutta la sua famiglia («I miei figli hanno dovuto cambiare nome cinque volte»), il momento che il cugino di Livatino aspettava da tanto.
 
«Io ho solamente da dire grazie, ogni volta che mi chiamano a parlare da qualche parte ricordo sempre il tuo sacrificio, il tuo gesto. Quel giorno è morto Rosario, ma quel giorno anche la tua vita ha subito un cambiamento radicale», ha iniziato Salvatore. 
Proseguendo: «Tu e Rosario avete due cose in comune: l’alto senso della dignità, propria e dell’altro, e l’assunzione totale di responsabilità. E allora proprio a nome della mia famiglia voglio dirti grazie, non solo per Rosario, ma perché sei doppiamente testimone: per quello che è successo quel giorno in quella strada e poi perché con il libro, con la tua vita, sei diventato testimone di che cosa significa fare il proprio dovere. Quindi grazie, grazie, grazie».


 
Quindi è arrivata la risposta, netta, di Nava: «Non potevo fare diversamente». Una sola frase, che però dice tutto. «Piero Nava ha cambiato nome all’epoca, però la sua dignità è rimasta intatta», ha sottolineato Insenga.
 
Poi, l’opera teatrale tratta dal libro “Io sono nessuno”, che ha ricostruito tutto quello che è accaduto da quel 21 settembre 1990 fino alla realizzazione della legge per tutelare i testimoni di giustizia, nel 2018. La storia di una vita totalmente cancellata da quel giorno, delle sofferenze di una famiglia che ha dovuto cambiare identità, che ha vissuto nella paura di essere scoperta. Dopo sei da quel momento, i nuovi documenti con i nomi che avranno per il resto dei loro giorni, ma alla fine, quando arriverà l’ultimo giorno, «voglio che ci sia scritto Piero Nava, un uomo onesto».  
 
Don David Maria Riboldi ,che ha fortemente voluto questa serata, proposta dalla Valle di Ezechiele, dal Circolo della Bussola e dal Centro Culturale Tommaso Moro, ha ringraziato «l’insieme di incastri e di intrecci che ha reso possibile tutto questo». 
 
Il presidente del Circolo Culturale, Vittorio Pasqualotto, ha raccontato come dalla mostra sul giudice Livatino fatta a Gallarate abbiano scoperto la figura di Pietro Nava: «L’incontro di un personaggio di cui è stata riconosciuta la santità, con un altro che è vivo e vegeto e ha dimostrato uno spessore umano straordinario».

Michela Scandroglio

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