Cinquant’anni di pittura, una vita trascorsa a inseguire i misteri della Natura, le luci e le ombre dei canneti, la magia dei boschi e delle acque, con la voglia di condividere emozioni e sogni. Giovanni Beluffi, artista sepriese di origini bresciane, festeggia il mezzo secolo con una grande mostra antologica allestita al Monastero di Santa Maria Assunta a Cairate, intitolata “Dentro la Natura”, con l’inaugurazione prevista per domenica 24 settembre alle ore 10,30 alla presenza del critico Luigi Cavadini (fino al 22 ottobre; orari: settembre, sabato 14,30 – 18-30; domenica 10 – 12 e 14,30 – 18,30. Ottobre, sabato e domenica, 14 – 17. Il 1° ottobre, festa patronale, apertura straordinaria dalle 10 alle 18. Ingresso libero).
La pittura di Beluffi, 73 anni il prossimo 18 ottobre, è frutto di un lungo percorso da autodidatta, arricchito dalla frequentazione degli studi di artisti importanti con cui si è saputo confrontare. Protagonista di numerose mostre collettive e personali, tra cui l’ultima, nel 2022, al Museo Civico Branda Castiglioni di Castiglione Olona, ha opere presenti in collezioni pubbliche e private e collabora da tempo con associazioni ed enti pubblici.
A Cairate, l’artista espone una quarantina di lavori, creati dal 2008 a oggi, alcuni di grandi dimensioni che esemplificano la poetica intensa e partecipe del suo dipingere, fatto di impressioni e sbuffi di colore, di pennellate rapide e ficcanti, a descrivere il fascino della brughiera, dei riali e della campagna, spesso accarezzati dalla brina o dalla neve, oppure accasi dalle tinte dell’alba o del tramonto.
«Luogo principale di questa nuova indagine è, come sempre, il territorio che si estende dal lago di Varese alla Valle Olona e privilegia in particolare gli scorci dove l’acqua ha una presenza rilevante», scrive il curatore della mostra, Luigi Cavadini, nel bel catalogo pubblicato dal Consorzio artigiano Lvg di Azzate.
«Sono ambiti che Beluffi percepisce come propri, entro cui si crogiola, dove ritrova sé stesso nelle situazioni più diverse: vi si può esaltare nella luce che abbaglia, ma anche lasciarsi andare alla malinconia dei grigi propria di alcuni giorni d’inverno dove i colori sembrano smarrire ogni parvenza di vita».
Giovanni Beluffi ha la chiave pittorica ed emotiva per entrare “dentro la natura”, presentandola agli osservatori come un luogo di grandi silenzi, dove camminare e meditare, e ricercare l’empatia con la tifa e l’airone, il martin pescatore e il falco di palude, l’ontano nero e la folaga con il suo nido galleggiante. La sua è una natura fatata, colta nel particolare, resa con sorprendente abilità cromatica, e assorbita così tanto da restituirla di una purezza ancestrale e armonia musicale.
Una pittura che è un incrociarsi di linee, di piani cromatici, segni di memoria e canneti rarefatti, sfiorati dall’inverno, in cui il lago sussurra la canzone del giorno, prima che la stagione addormenti le acque e accolga la notte.