C’è chi scatta per immortalare un sorriso, una posa studiata, una perfezione apparente. E poi c’è chi, come Silvia Gallo Stampino, fotografa per raccontare. Per restituire la verità di un momento, l’energia di un evento, il dettaglio che sfugge a chi guarda solo con gli occhi e non con il cuore. Silvia, 42 anni, di Busto Arsizio, è questo: una narratrice silenziosa che ha scelto la macchina fotografica come voce.
La sua passione per la fotografia nasce in modo tenero e istintivo: «La prima foto l’ho scattata a sette anni con una Polaroid. C’erano dei cavalli in un prato. Quel clic ha aperto qualcosa». Ma il vero punto di svolta arriva nell’estate del 2005, quando un amico le presta una reflex per tutta la stagione. «Da lì è uscito tutto. Ho iniziato a raccontare la realtà, quella vera, fatta di momenti non in posa, di emozioni vere».
Silvia non è una fotografa da “cheese” e flash programmati. La sua arte è reportage, è attesa, è intuizione. È passione fatta mestiere, costruita con costanza, a piccoli passi: dai battesimi e matrimoni alle collaborazioni con hotel a Courmayeur, fino ai progetti per attività a Formentera. Oggi si occupa di comunicazione visiva per la Galleria Boragno, un ristorante di Olgiate Olona, un’agenzia di assistenti familiari e anche per un artista dell’isola spagnola.
Dopo il liceo scientifico al Tosi, la vita la porta a rimboccarsi le maniche in diversi ambiti, anche nella ristorazione. Ma nel 2011 un brutto incidente le cambia la prospettiva e, con grande forza, si reinventa: unendo fotografia e video, costruisce un nuovo modo di fare comunicazione. Non quella patinata dei social, ma quella che sa mostrare anche le crepe, le magagne, la verità.
«Quando racconto ciò che accade nella Galleria Boragno, cerco di mostrare ogni sfumatura: non solo le cose perfette, ma anche i dettagli meno comodi. Perché sono quelli a rendere vera una storia».
Il 31 maggio sarà protagonista di un’iniziativa speciale proprio da Boragno: Silvia scatterà ritratti alle persone, ma prima di ogni scatto vorrà sapere perché desiderano essere fotografate. Sarà un momento di dialogo, ascolto e connessione. Le foto si potranno ricevere in formato digitale, ma chi lo desidera potrà anche stamparle.
«Mi piace riprendere le persone dal vivo, non in posa. Voglio far emergere il legame tra la persona e ciò che ha intorno: un animale, un oggetto, un gesto. La fotografia è come una voce registrata: serve a ricordare. E chi rifiuta una foto, forse ha paura di trattenere un momento, ma la vita è fatta solo di momenti».
Silvia ha anche un pensiero per i più giovani, soprattutto per le ragazze che mettono in rete immagini provocanti: «Consiglio di farsi conoscere per ciò che si ama, non per come si appare. Fotografate ciò che vi rappresenta: passioni, valori, curiosità. L’interiorità è più forte di qualsiasi posa sexy».
Oggi Silvia è felice di aver trasformato la sua passione in lavoro, ma non si fa illusioni sulla comunicazione di oggi. «Si pubblica troppo, e in fretta. Tutto sembra dover essere bello, perfetto, filtrato. Ma la vera comunicazione è altra cosa. È attenzione, cura, verità. E io voglio mostrare proprio questo».
Nel suo sguardo c’è la consapevolezza di chi ha costruito il proprio cammino con fatica e autenticità. C’è anche una figlia di 13 anni che osserva, cresce e forse un giorno imparerà che la bellezza vera è quella che non ha bisogno di filtri.