«La necessità di intervenire sulle strutture ospedaliere, dalle nostre parti, c’era da tempo. Quanto? Come minimo da 18 anni. Non è un caso che la mia idea di rinforzare l’ospedale di Busto sia del 2005». Parola di Pietro Zoia, rilasciata a margine della Commissione Sanità di Gallarate, tenuta lunedì 18 settembre a palazzo Broletto.
Nel corso dei lavori si è parlato a lungo di scenari alternativi rispetto alla realizzazione di un ospedale, nuovo o unico a seconda dei casi, in quel di Beata Giuliana. Il potenziamento del sedime di Busto Arsizio, secondo l’esponente del Partito Democratico, Giovanni Pignataro, avrebbe meritato maggiore attenzione (per ragioni di merito e di metodo) ma, stando alle risposte dei tecnici regionali, risulta molto più impervia, per non dire impraticabile, rispetto a una realizzazione ex novo (VEDI QUI).
Ora Zoia, medico, già dirigente a Varese e Gallarate, ex direttore generale all’Azienda ospedaliera di Busto, nonché attuale componente della Commissione Sanità “laico”, cioè scelto, previa autocandidatura, in base al curriculum, torna su un suo progetto: «Già 20 anni fa, e oltre, era chiaro che le strutture di Busto e Gallarate (allora due diverse Ao, oggi riunite in Asst Valle Olona, Ndr) erano destinate ad arrancare. Io pensai a un nuovo padiglione da realizzare a Busto».
Un potenziamento, dunque. Di che tipo? «Un immobile con cinque piani complessivi, di cui uno seminterrato. Ogni piano avrebbe potuto contare su circa 1.250 metri quadri di pavimento. La dotazione di posti letto sarebbe potuta arrivare, in tutto, a 120». Per farci cosa? «Per alleggerire, a costi modesti, la pressione sugli ospedali esistenti, così da consentire, altrove, lavori di riqualificazione sostanziale. Con una doverosa precisazione: Busto e Gallarate non avrebbero comunque potuto continuare a lavorare così come fatto per decenni. La prima si sarebbe dovuta concentrare sui pazienti acuti, la seconda sui cronici».
Il problema dell’area su cui erigere un nuovo immobile nel sedime di Busto è (era) superabile, secondo l’ex Dg: «Di terreno libero, ce n’è. Per esempio dietro il padiglione più grande e verso l’obitorio». Conclude Zoia: «Oggi, la decisione sembra presa. Ma, ripeto, l’urgenza di un intervento si vedeva da molto tempo, ci si è trascinati fino ad adesso. E qualche punto di domanda resta. Per esempio: che cosa succederà negli anni che serviranno per arrivare al nuovo ospedale?».