La Casa di Comunità si è presentata ai cittadini e ai Medici di Medicina Generale di Fagnano Olona nell’Aula Magna delle Scuole Fermi. L’intento, lunedì sera, era quello di rispondere alle domande più comuni delle persone, a partire da “che cos’è la Casa di Comunità?”, per parlare poi di quello di cui si occupa, di come opera, dei contatti e di tante altre questioni.
Come ha ricordato Dario Moretti, l’assessore ai Servizi Sociali di Fagnano, quella di ieri è stata la prima delle quattro serate informative per la prevenzione e la salute, fortemente volute dall’Amministrazione comunale. Sempre alle Scuole Fermi, i prossimi appuntamenti sono fissati per giovedì 21settembre e, per parlare della gravidanza e del post partum, lunedì 25, per trattare del disagio psicologico, e giovedì 28, con un incontro dedicato ai gruppi di cammino.
È stato il sindaco, Marco Baroffio, a presentare la Casa di Comunità, che tra qualche mese prenderà vita in piazza Gramsci e si unirà alla rete delle quattro Case di Comunità nel distretto Busto Arsizio-Castellanza.
«L’obiettivo di questo progetto - ha spiegato il dottor Marino Dell’Acqua, direttore socio sanitario dell'Asst Valle Olona - è portare i servizi sanitari, ma non solo, vicino ai cittadini, in modo che non sia necessario spostare i pazienti, soprattutto i più fragili».
Un caldo invito è rivolto ai cittadini e ai medici di Medicina Generale: sono loro a dover comunicare quali servizi sono necessari, perché - secondo la definizione data dalla dottoressa Antonella Scampini - «La Casa di Comunità è un luogo fisico di prossimità dove il cittadino può rivolgersi per esplicitare le sue necessità sanitarie, socio-sanitarie e sociali».
Essa, infatti, offre al cittadino diversi servizi: PUA (Punto Unico di Accesso, dove si entra in contatto con tutti i servizi), valutazione delle necessità, integrazione con i Servizi Sociali, presa in carico delle cronicità e fragilità, punto prelievi, consultorio, cure domiciliari, integrazione con i servizi ospedalieri e di salute mentale, prevenzione.
Sulla presa in carico del paziente si è concentrato l’intervento del dottor Danilo Zanotta, responsabile S. S. Coordinamento Fragilità e Disabilità. In particolare, ha spiegato che la Casa di Comunità prenderà in carico prioritariamente i malati cronici fragili, ossia quelle persone che - oltre ad essere affette da una o più patologie croniche - hanno una fragilità biologica (non sono autosufficienti) o sociale (sono soli, i familiari non possono curarli, non riescono ad affrontare le spese sanitarie o sono stati ricoverati più volte in un anno).
Coloro che rispondono a questi requisiti possono essere segnalati dai medici di Medicina Generale, dagli ospedali, dagli assistenti sociali, dalle farmacie, dalle parrocchie, dai singoli cittadini (ci si può anche autosegnalare) o della Casa di Comunità stessa. Per farlo, i professionisti sanitari possono contattare la Centrale Operativa Territoriale (TOC), mentre le altre persone si devono rivolgere al PUA.
La Casa di Comunità valuterà se il paziente ha la reale necessità di essere preso in carico, e in caso affermativo verrà deciso un Piano di Assistenza Individuale, con vantaggi per il malato stesso, ma anche per la famiglia, il Medico di Medicina Generale e gli ospedali.
«Lo scopo è mantenere sotto controllo la malattia cronica di base, rendendo il paziente in grado di gestirla», ha spiegato Arianna Losi, infermiera di Famiglia e Comunità. La sua collega Erika Dondel ha illustrato l’importanza del loro lavoro all’interno della Casa di Comunità (ma non solo): assicurano l’assistenza sul territorio e garantiscono la valutazione dei bisogni e il monitoraggio dello stato di salute.
Inoltre, come ha esposto l’Infermiera di Famiglia e Comunità Federica De Pieri, il loro compito consiste nel coordinare la rete territoriale, anche attraverso la COT, il nuovo modello organizzativo che fa da raccordo tra servizi, professionisti e setting territoriali, ordinando la presa in carico del paziente.
L’efficienza e l’efficacia degli interventi di ascolto e di accompagnamento della persona, così come la sua presa in carico, sono garantite anche dagli assistenti sociali come Anna Rosa Moretti, che collaborano con altri professionisti per attuare una prima fase di ascolto.