L’Aula del Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato l’ammissibilità della proposta di referendum abrogativo parziale – avanzata dal gruppo PD – della legge regionale circa il “Testo Unico delle leggi regionali in materia di sanità”.
In merito sono intervenuti i capigruppo di maggioranza Corbetta (Lega), Garavaglia (FdI), Figini (FI), Cosentino (Lombardia ideale), Gallizzi (Noi moderati).
«I quesiti proposti nel testo sono tecnicamente inammissibili e insanabili. Sono stati formulati in modo sbagliato. E comunque qualora i lombardi fossero stati chiamati alle urne con questo referendum avrebbero votato per distruggere il sistema sanitario lombardo di fatto portando le strutture private a curare solo i cittadini benestanti: esattamente il contrario degli obiettivi che, invece, le giunte di centro destra negli anni si sono prefissate, ovvero dare modo a tutti, indipendentemente dal loro reddito, di rivolgersi a strutture pubbliche o private».
«L’eventuale approvazione dei quesiti referendari – proseguono i capigruppo di maggioranza – determinerebbe il blocco totale della sanità lombarda fondata, appunto, sulla sinergia tra pubblico-privato con strutture accreditate e contrattualizzate, modello di efficienza riconosciuto a livello nazionale. Impostazione, tra l’altro, presente anche nelle Regioni guidate dal centro sinistra».
«Le strutture private rappresentano circa il 30% dell’offerta di ricovero in ambito sanitario e la quasi totalità dell’offerta residenziale in ambito sociosanitario, nonché il 40% delle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Tutto questo conta circa 33mila dipendenti su un totale di 137mila della sanità lombarda».
«Noi a una sinistra scriteriata che vuole smantellare la sanità e i servizi che oggi rappresentano un modello di eccellenza a livello nazionale non possiamo assolutamente dare spazio. Ci spiace prendere atto che PD e compagni al posto di porsi in maniera costruttiva per contribuire ad affrontare le attuali difficoltà in tema di sanità – le stesse presenti in maniera ben più accentuata nelle altre Regioni - si mette a fare questi giochini per prepararsi la prossima campagna elettorale per le europee», concludono Garavaglia, Corbetta, Figini, Cosentino e Gallizzi.