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Busto Arsizio | 18 giugno 2023, 15:02

VIDEO. Per i 50 anni del Redentore la consacrazione di monsignor Delpini: «È qui il luogo in cui si può imparare quello che la società oggi rischia di dimenticare»

Una lunga cerimonia, con la consegna delle chiavi della chiesa, la benedizione con l’aspersione dell’altare e dei presenti con l’acqua, l’unzione e l’incensazione dell’altare e delle pareti della chiesa, la copertura e l’illuminazione dell’altare

VIDEO. Per i 50 anni del Redentore la consacrazione di monsignor Delpini: «È qui il luogo in cui si può imparare quello che la società oggi rischia di dimenticare»

Questa mattina, in occasione dei 50 anni della chiesa del Redentore, ha celebrato la messa monsignor Mario Delpini. Presenti anche le autorità, a partire dal sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, la vicesindaco Manuela Maffioli e l’assessore allo Sport Maurizio Artusa.

La cerimonia di consacrazione si è aperta con le consegna delle chiavi della chiesa all’arcivescovo, che poi ha benedetto l’acqua per cospargere l’altare e i fedeli in segno di penitenza e in ricordo del santo Battesimo. Poi la liturgia, con la lettura dal libro di Neemia, la lettera di san Paolo apostolo agli Efesini e il Vangelo secondo Matteo.

Durante l’omelia, Monsignor Delpini ha voluto ricordare il tema della festa: «Dove si possono imparare le arti dimenticate? Le pratiche buone di cui abbiamo bisogno per vivere e che sono diventate poco facili, complicate, dove si può imparare l’arte di far festa? Forse è un’arte dimenticata. Siamo capaci di organizzare molti eventi, sembra però che le feste non siano mai pienamente soddisfacenti, che facciano una gioia duratura».

«Qui al cospetto del Signore chiediamo la grazia di imparare a fare ancora festa e l’arte di fare comunità. La nostra terra accoglie gente che viene da tanti paesi del mondo, forse la nostra città, la nostra società, sono destinate ad essere un arcipelago di tante isole che non comunicano tra di loro. Un’isola che cerca di essere fortificata» ha proseguito l’arcivescovo.

Ponendo poi l’attenzione su «l’arte di fare comunità» arrivando alla conclusione che: «È qui il luogo in cui si può imparare quello che la società oggi rischia di dimenticare».

L’omelia è stata seguita dalle litanie dei santi, dall’unzione e l’incensazione dell’altare e della chiesa, dalla copertura dell’altare e, infine, dall’illuminazione dell’altare e della chiesa. 

Michela Scandroglio

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