Il pass per partecipare alle cerimonie della prima comunione anche nel nostro territorio, ha fatto alzare qualche sopracciglio. Amanda Ferrario, dirigente scolastico dell'Ite Tosi di Busto Arsizio, ha condiviso oggi questa riflessione sui social. Partendo dalla propria esperienza.
«Domenica mattina. Mi sto organizzando per andare ad una prima comunione. Per assistere alla cerimonia, però, è necessario avere un pass - confessa - La cosa mi sorprende. Non più di 8 persone a bambino, in Chiesa. Posti rigorosamente assegnati. Inizialmente la cosa mi irrita. Ma come, per andare nella casa del Signore è necessario un invito? E allora chiedo lumi».
Ecco cosa apprende: «Nella stessa Chiesa, l’anno scorso, durante la prima comunione, i parenti dei bambini che ricevevano il sacramento, hanno lasciato un porcile. Sacchetti di patatine, lattine, immondizia... In Chiesa! E allora ha ragione il parroco. Vuole giustamente salvaguardare la casa del Signore. Ed io non dubito minimamente di quello che ha detto. Se non siamo più capaci di avere rispetto - dei luoghi e delle persone - meritiamo solo regole repressive. Lo vedo anche io, continuamente».
La professoressa Ferrario cita dunque «adulti che non sanno più essere tali, che derubricano qualsiasi atteggiamento irrispettoso declassandolo e inneggiando ad una presunta libertà. Dove vogliamo andare? Perché non siamo più capaci di alterità ed educazione?».