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Busto Arsizio | 26 ottobre 2022, 20:10

VIDEO. Busto soltanto lavoro e soldi? Non proprio. Lo ricordano due architetti speciali

Di Augusto Spada e Pinuccio Magini si è parlato al Museo del tessile dove è stato presentato anche il libretto a firma dello stesso Spada “Non solo lauà e danè”, un omaggio allo studioso pubblicato dalla Famiglia Bustocca che traccia una breve storia della città dalle origini celtiche e liguri fino ai nostri giorni

VIDEO. Busto soltanto lavoro e soldi? Non proprio. Lo ricordano due architetti speciali

Due architetti lontani dalla retorica, che si sono sporcati le mani negli archivi, che hanno amato Busto Arsizio, hanno fatto tornare all’antico splendore tanti monumenti storici della città. E versatili.

Si è parlato di loro oggi pomeriggio al museo del tessile in occasione di un incontro organizzato dall’Università cittadina per la cultura popolare: Augusto Spada e Pinuccio Magini. I due studiosi, scomparsi di recente, hanno fatto tanto per la città, scritto libri che sono stati appunto presentati. In primis “Non solo lauà e danè” di Augusto Spada, una pubblicazione portata avanti dalla Famiglia Bustocca, da sempre amica dell’architetto, dove si traccia un ritratto della storia di Busto Arsizio, dalle origini celtiche e liguri fino ai giorni nostri, nonché dei bustocchi come uomini “restii a stabilire contatti” con un dialetto ricchissimo, dediti al lavoro e all’artigianato.

La pubblicazione è così spiegata dal vicepresidente della Bustocca, Giovanni Diani, presente tra il pubblico.

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«Lauà e danè – ha spiegato il presidente dell’Università cittadina Carlo Magni – sono due cardini della bustocchità e nel libro emerge bene il carattere di una città, nata dall’apporto di tanti popoli passati, ognuno dei quali ha lasciato qualcosa».

Così i liguri hanno contribuito lasciando segni nella lingua, nel senso del denaro, i celti nella bellicosità, in qualche suono linguistico, nella costruzione di strade a raggera e nella fondazione di un primo nucleo circolare del villaggio. Se i Romani hanno lasciato poco, le orme dei Longobardi si fanno sentire nella lavorazione del ferro, nella bellicosità, nel culto di San Giovanni e San Michele e nel campanilismo. Già il campanilismo, tratto distintivo che ha schierato Sacconago contro Borsano, San Michele contro San Giovanni, Busto contro Gallarate e Legnano.

Insomma Spada ha regalato un libretto prezioso che chi è interessato può ritirare gratis dal 7 novembre nella sede della Famiglia Bustocca

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Ma Spada non ha voluto solo dire che i bustocchi sono “lauà e danè”, ma che Busto Arsizio è una grande città, ricchissima di monumenti storici che l’architetto ha riportato all’antica splendore, a partire dal lavoro di restauro degli affreschi del Cinquecento nella Chiesa vecchia di Sacconago, di Palazzo Cicogna, interventi nella parrocchia di San Giovanni come la pulizia dell’altare per cui è emersa la sua pazienza nell’andare a scovare persino i marmi. «Poi ha riportato alla situazione originaria il Battistero di San Filippo – ha sciorinato Giuseppe Pacciarotti – la cupola di San Giovanni. Ha effettuato un censimento di tutti i ferri battuti bustesi da cui è poi nato un libro, segno questo della vastità degli interessi. È stato anche un finissimo progettista d’interni, scrittore di libri su Santa Maria, ha portato contributi rigorosi, si è interessato di archeologia industriale, di artisti bustesi, ha redatto schede per la Guida Rossa del Touring».

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Non meno poliedrico, l’altro protagonista del pomeriggio al Tessile, Pinuccio Magini. Di lui ha parlato Antonio Locati che ha ricordato “Il Centopagine bustese” dell’architetto, dedicato a Busto Arsizio. «Nella premessa – ha spiegato – fa emergere un concetto cardine, quello di ambiente, da cui poi si sono sviluppati atri due argomenti: la scuola e l’urbanistica. Un problema che Magini porta alla luce è quello del verde a Busto Arsizio. Se sul territorio nazionale anche con i finanziamenti del Pnrr si prevede la piantumazione di sei milioni di piante, a Busto questo non è sentito».

 

Laura Vignati

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