Capace di strigliare e far correre per due ore dopo una «sconfitta con una squadra di sottoratorio», di portare il bomber in braccio dopo un gol, ma più di tutto: di far diventare veri tigrotti i ragazzi. Anche questo è stato Bruno Arena e un saluto commovente arriva dal mondo della Pro Patria. Perché il comico varesino aveva dedicato la sua vita anche allo sport, passando a Busto dal basket con l’Ibici al calcio. Gira anche una sua foto con la maglia biancoblù, di quando aveva partecipato alla festa del Pro Patria club.
A raccontare il Bruno Arena allenatore di calcio sono due suoi ex ragazzi: Gianfranco Demilio, del ’77, e Massimiliano Zago, del '78.
Il massimo per far crescere
Per Gianfranco Demilio, l’artista è stato il primo allenatore nel settore giovanile e lo stesso Bruno – spiega – era alla sua prima esperienza. Eravamo nell’89 e c’erano tanti ragazzini che stavano costruendo i loro sogni: «Io ma anche, Matteo Tuniz, Simone Bisconti, Davide Bianchini, Alessandro Re, Matteo Mantegazza, Carlo Losa… La nostra categoria era quella degli esordienti. Avevamo lui in settimana e il sabato Mauri, che poi sarebbe andato al seguito di Carlo Ancelotti…».
Chissà che risate in campo? Non proprio. «Era serio, duro, tosto, chiedeva il massimo e non scherzava molto – racconta Gianfranco – Io oggi alleno i ragazzi dell'Ardor e capisco la sua fermezza. Lui ci ha fatto crescere». Ogni tanto si lasciava andare però, era capace anche di far morire dal ridere. Eppure «quando l’abbiamo visto nella trasmissione tv “Yogurt” non credevamo ai nostri occhi».
I cazziatoni di mister Arena sono serviti. «Una volta abbiamo pareggiato in un’amichevole che avevamo preso sotto gamba – ricorda Demilio – Il martedì, agli allenamenti, ci ha ordinato due ore di corsa perché avevamo perso con una squadra del sotto oratorio». Risente ancora la voce dell’allenatore che grida quest'espressione, Gianfranco, e l’emozione assale «perché persone come lui e come il Mauri ci hanno fatto capire la strada per essere tigrotti. Sì, ci ha fatto capire: siamo giovani, ma siamo alla Pro Patria».
La sberla e la gioia
Massimiliano Zago era il bomber della leva ’78, accanto ad Alessandro Zaganelli. Con la maglia biancoblù giocavano lui e il fratello Giuseppe: la fortuna di potersi allenare con Arena, però, l’ha avuta solo Massimiliano. «Stravedeva per me, mi prendeva in braccio – racconta – ma una volta mi ha dato anche una sberla». Che era successo? Che Zago era andato a battere il calcio d’angolo: «Un bomber non lo fa, mi ha detto, ed è partita la sberla – ride – Dopo due minuti mi ha fatto entrare. Ah, mi vede in quella foto? Mi aveva messo in porta per punizione. Era severo, ma sapeva gestire bene le cose. Amava scherzare, ma quando bisognava essere seri, lo era. Una persona spettacolare».
A proposito, si sarebbe aspettato dal mister una carriera così nel mondo dello spettacolo? «Era una forza – commenta Massimiliano – Sono andato una volta a teatro. Ho cercato di farmi notare e lui mi ha visto».
Quello che ha urlato, riportava tutti e due d’impeto allo Speroni: «C’è Zagooo, Zagooo!».