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Busto Arsizio | 20 settembre 2022, 18:40

Suor Morena Maggioni, la religiosa giocatrice di basket, lascia San Giuseppe: andrà all’oratorio di Madonna in Campagna a Gallarate

«Esprimo una profonda gratitudine a bambini, maestre e genitori. Mi hanno insegnato tanto e con loro ho vissuto tanti momenti significativi di relazione, condivisione, fraternità, collaborazione vera e sincera. Intenso il periodo del Covid dove online non ci siamo mollati un attimo». Domenica 25 settembre i festeggiamenti in San Giuseppe

Suor Morena Maggioni

Suor Morena Maggioni

«Metta pure sul giornale quella foto: non si preoccupi. Rappresenta il mio stile: io sono scherzosa, allegra, felice, mi piace la semplicità. Il cuore deve essere allegro per donarlo agli altri. Stare vicino alle persone, significa avere un cuore allegro, comunicare gioia. Non siamo delle scatole chiuse». Ed è proprio con quell’allegria che suor Morena Maggioni, la coordinatrice della scuola materna della parrocchia di San Giuseppe, si è fatta amare dalla comunità: dai bambini ai ragazzi, i giovani, le maestre, i genitori. Che domenica 25 settembre, tutti all’unisono, vogliono dirle “grazie” con una festa scandita da una celebrazione eucaristica, un pranzo comunitario, la preghiera e il gioco. Tutte eloquenti iniziative per salutare la suora-sportiva che dopo nove anni è stata trasferita a Gallarate, nella parrocchia di Madonna in Campagna. Così dall’oratorio di San Giuseppe e in particolare dalla materna dove è stata un’apprezzatissima coordinatrice, “rientra” all’oratorio Paolo VI.

«Per me rappresenta un ritorno – spiega – La mia vocazione è sbocciata nell’oratorio della Brianza, località  dove sono nata e rimpatria, per così dire, all’oratorio . Un ritorno alle origini, alla vita pastorale, alla catechesi, allo sport, al cortile. All’oratorio, nel cortile si conoscono i ragazzi, le persone. Insomma una terra benedetta dove vivo la vita pastorale».

Ma suor Morena lascia Busto Arsizio con tanto rammarico e vuole assolutamente rivolgere un sentito grazie a tutti: ai bambini che le hanno dato tanto, ai ragazzi, ai genitori, alle maestre, all’amministrazione della scuola, al parroco don Giuseppe Tedesco. «Non posso fare altro – ci tiene a sottolineare – che esprimere la mia profonda gratitudine a tutti. Mi hanno insegnato tanto. È stato un rapporto di relazione, condivisione, fraternità, collaborazione vera e sincera. Mi hanno fatto riscoprire la mia umanità, importante per entrare nella vita delle persone, per farsi carico delle gioie, delle difficoltà, delle emozioni e dei sentimenti delle famiglie, della gente. Poi i bambini: sanno donare tantissimo con la loro semplicità e purezza di cuore che rende felici. Verrò via da Busto Arsizio a malincuore, ma con la gioia dell’obbedienza, come si conviene alle figlie di Maria Ausiliatrice e a tutti i religiosi».

Arrivata nel 2013, dopo essere stata per sedici anni in Valtellina, a Sondrio e Tirano e ancor prima, dieci anni, a San Donato milanese, suor Morena è una religiosa sportiva: da quando era in terza elementare fino ai 18 anni ha sempre giocato in una squadra di basket, alla “Spes Brianza per la quale ha partecipato persino alle nazionali a Napoli. Insomma una religiosa allegra e sportiva che anche nel periodo del Covid si è rimboccata le maniche. Tant’è che alla domanda, qual è il ricordo più bello che serba, la sua risposta richiama il terribile periodo del lockdown. «L’aver vissuto la pandemia in sintonia con i genitori, anche on line, in un clima di fratellanza è stata un’esperienza molto forte che mai dimenticherò – ricorda – Con le maestre abbiamo fatto di tutto: con i video eravamo sempre nelle case, a dare il buongiorno, la buonanotte, a intrattenere i ragazzi, a inventare sempre qualcosa. Non ci siamo mollati un attimo e questo mi ha riempito il cuore di gioia, nonostante il periodo di restrizioni. È stato strepitoso stare con i bambini e i genitori. Questo ha rafforzato ancora di più il nostro legame». Un affetto che di certo si è manifestato con i propositi di suor Morena. «Il Covid ha creato dei disastri sul piano sociale – afferma – Occorre ripartire dalle relazioni, stando vicino soprattutto ai preadolescenti e ai ragazzi che hanno sofferto la chiusura, le limitazioni. Occorre seminare fraternità e amicizia».

Poi non va dimenticato il servizio che la parrocchia di San Giuseppe ha sempre rivolto ai bimbi ucraini, già da quando al secondo giorno di combattimento il parroco don Giuseppe era partito alla volta dell’Est Europa per recuperare tanti bimbi con le loro mamme. E suor Morena ha dato manforte ai sette bimbi ucraini ospitato nella casa Don Lolo, che nonostante la fatica della lingua e i traumi della guerra, si sono subito inseriti.

Dunque forte di tutte queste esperienze bustocche, suor Morena intende proseguire con la grinta di sempre. «Vorrei continuare la mia missione con entusiasmo, forza e coraggio».

Laura Vignati

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