È un mondo non completamente conosciuto e bisognoso di supporto quello dei cani da assistenza e da allerta medica.
Sempre più famiglie in Italia, infatti, richiedono l’attiva presenza nel loro nucleo di questi animali, fondamentali nell’ausilio alla disabilità grazie alle competenze acquisite lungo uno specifico percorso di formazione.
Di esso si occupano associazioni come “Il mio Labrador”, oggi intervenuta a Varese per far conoscere il proprio lavoro ma anche le necessità di chi opera in questo campo. A parlare Andrea Zenobi, fondatore, presidente e anche referente nazionale Opes Italia Cinofilia, insieme ai collaboratori Eleonora Gironella (direttivo nazionale dipartimento cani da assistenza), Gabriele Parravicini (referente regionale Lombardia), Nicoletta Teso (psicologa esperta Interventi Assistiti con gli animali - Pet Therapy); con loro Valentina Bano e Alessandra Gandini, istruttrici cinofile e del centro varesino Dog’s Avenue.
Il mio Labrador, con sede nelle Marche, è un’associazione di educazione cinofila. È nata nel 2014, ha referenti praticamente in tutta Italia e ha consegnato oltre 50 cani a utenti che ne hanno fatto richiesta. Quando si inquadra il settore, la conoscenza media si ferma ai cani di accompagnamento per ciechi, gli unici per altro riconosciuti per legge.
In realtà c’è molto di più: ci sono cani da assistenza per disabili motori e cani da assistenza per disabili cognitivi. Le differenze patologiche incidono nell’educazione del cane addetto fin dalla sua nascita, come ha ben spiegato Zanobi, educazione affidata alla figura del puppy trainer.
Il percorso dura in genere parecchio tempo, almeno due anni: i cani vengono acquistati da 3-4 allevamenti selezionati (è molto importante conoscere le caratteristiche caratteriali dei genitori) e poi vengono istruiti, prima all’interno dell’associazione, poi presso la famiglia che ne fa richiesta. Quelli destinati a persone con disabilità motorie hanno bisogno di acquisire diverse competenze tecniche, perché poi devono essere in grado di aprire porte, cassetti, addirittura lavatrici. Quelli invece a “supporto emotivo” abbisognano di maggiori affinità relazionali con la persona assistita (nel 95% dei casi autistica) e pertanto passano la maggior parte dell’iter formativo già in famiglia.
Si tratta di un universo affascinante e fondamentale per migliorare la qualità della vita di diverse persone. Verso di esso sta anche aumentando la sensibilità, sebbene - come denuncia “Il mio Labrador” - ci siano parecchi ostacoli da rimuovere.
È in primis necessario un riconoscimento legislativo, proprio come avviene per i cani per ciechi, che si estenda alle figure professionale che si occupano della loro educazione. C’è poi l’aspetto economico. Le realtà come “Il mio Labrador” chiedono un piccolo rimborso spese alle famiglie, nel 90% dei casi insufficiente a coprire gli effettivi costi. L’obiettivo è allora quello di un supporto economico pubblico e privato, in modo tale da finanziare le associazioni del campo e permette la fornitura gratuita dei cani stessi alle famiglie bisognose. Non meno importanti sono anche l’implementazione delle collaborazioni con le equipe medico sanitarie che si occupano di disabilità e il reperimento di testimonial che permettano di diffondere ancora di più e meglio le esigenze di questo settore.
A Varese c’è il Dog’s Avenue Centro Opes, che fornisce Puppy Park gratuito tutto l’anno e sarà presto sede per la formazione di Puppy’s Trainer professionali che accompagneranno i cuccioli da assistenza nella crescita.