È un'estate che mette alla prova più che mai la situazione energetica nel nostro Paese e nel territorio. Un disguido o un sovraccarico mandano in crisi il sistema, com'è accaduto in questi ultimi giorni anche in Valle Olona: per l'energia e di conseguenza anche per l'acqua. E l'inverno non sarà una benedizione.
Il sindaco di Gorla Maggiore Pietro Zappamiglio - che è anche nel consiglio di Alfa - ritiene cruciale il tema della transizione energetica, e dopo aver partecipato a un convegno lo scorso aprile, si accinge a tenerne un altro in autunno con imprenditori e amministratori. Ciascuno deve fare la sua parte, piccoli e grandi, sottolinea.
«L'obiettivo della transizione energetica - ricorda - è la riduzione delle emissioni di gas serra, entro il 2030 metà dei livelli del 1990 o entro 2050 l'azzeramento. Oggi la strategia italiana, anche con il Pnrr, è la transizione verso un sistema di energia elettrica 100% rinnovabile: 84 miliardi di euro di investimenti entro il 2030, triplicare la produzione di eolico e fotovoltaico».
Roba solo per grandi? Anche Gorla Maggiore sta procedendo nel suo piccolo: «Abbiamo installato impianti fotovoltaici e solare termico su molti edifici comunali. Sono interventi utili per la realtà locale, ma non sostanziali nel contesto di una strategia energetica nazionale. Così come abbiamo trasformato un problema in un'opportunità». Lo sguardo si sposta dunque sulla discarica, con la centrale a biogas: «Lo smaltimento dei rifiuti in discarica era scelta obbligata negli anni 80/90. Oggi la discarica è oggi fonte di Biogas per produzione di energia elettrica e calore da cogenerazione. Una centrale da 4 MW di fonte energetica programmabile. Dal Biogas al biometano, da immettere direttamente in rete».
La sfida, per grandi e piccoli appunto, è quella: «Bisogna renderci sempre più indipendenti - osserva Zappamiglio - Come con gli interventi sugli edifici pubblici, scuole, ospedali, tribunali, carceri... Con un doppio impatto, sul bilancio sull'ambiente. Io sto organizzando appunto questo convegno con amministratori e imprenditori, perché tutti dobbiamo impegnarci per cambiare».
Anche perché gli ostacoli ci sono, e grandi. Uno è la burocrazia: «Ma non quella comunale, bensì a livello superiore. C'è un livello burocratico che scoraggia gli investitori. Importanti in questa partita, che non si può giocare soltanto con fondi pubblici, bensì anche con investimenti di privati. E i privati ci sono quando hanno certezze, ad esempio, sui tempi di permessi e hanno chiarezza normativa». Si parla di attrarre anche stranieri con il Pnrr, ma se mancano questi requisiti è un miraggio.
«Le prime difficoltà che si vivono sono i decreti attuativi del Ministero della transizione ecologica - sottolinea Zappamiglio - e questo spaventa. Sono fermi molti impianti di energia rinnovabile e attendono risposta. Lo stesso Comune si scontra con la burocrazia dello Stato».
Accanto ad essa, un altro avversario: la mentalità. Ecco la sindrome Nimby, il no immediato che scatta: «Spesso la popolazione non è in grado di comprendere l’utilità e l’efficacia di un’opera pubblica, ecco perché occorre una paziente e capillare azione di informazione e convincimento.