Cento persone che lavorano a un'opera lirica a Busto e dovranno pur avere un luogo dove stare, spettatori che vengono da fuori e vogliono fermarsi a dormire magari dopo una bella cena. La cultura cresce, l'ospitalità no. Ma ne fanno le spese anche altre figure, altri settori: «C'è stato il rischio che un Its non partisse per questa stessa ragione». Gli studenti, cioè, non avevano una struttura dove soggiornare.
Un cruccio che la vicesindaco Manuela Maffioli ha espresso di nuovo in queste ore, spronando gli imprenditori a dare una risposta sul fronte dell'accoglienza. Ieri alla presentazione della stagione del Teatro Sociale "Delia Cajelli", la sera prima in commissione a Palazzo Gilardoni.
Le occasioni culturali sono state la scintilla della riflessione con i consiglieri, perché la città si sta aprendo al territorio e anche oltre: «Ci sono persone che vengono da fuori e prenotano molto tempo prima il biglietto per l'opera - dice l'esponente della giunta Antonelli - Credo che si debba dare una risposta migliore dal punto di vista dell'accoglienza. Un tema, quello della ricettività, da sfruttare. Credo che si possa fare almeno un'azione culturale in questo senso, ovvero rendere nota l'opportunità che si apre per gli imprenditori intenzionati a investire o ulteriormente puntare su questo settore». Altrimenti, si rischia di perdere un'occasione.
L'amministrazione comunale, ovviamente, non può mettersi a costruire alberghi. Può svolgere un'opera di «moral suasion», ha ricordato Maffioli che già in passato era intervenuta sulla questione. Preoccupata perché ormai l'accoglienza ha preso piede ai confini di Busto Arsizio e spesso anche i bed and breakfast che ci sono in città, in assenza di strutture alberghiere come quelle dei vicini di casa, sono facilmente occupati.
Una città di oltre 83mila abitanti che investe sulla cultura e che crea anche chance formative, non può poi non essere in grado di dare risposte su questo fronte.