Sant’Antonio Abate. È incastonato nel centro di Gallarate. E presenta angolazioni che si conficcano nel tessuto urbano. Che ne sarà, dell’area, con gli sviluppi del nuovo ospedale Busto/Gallarate?
Riunione della commissione speciale Sanità, relazione tecnicamente impeccabile dell’architetto Marta Cundari, dirigente comunale. Ma le preoccupazioni restano. Snodo importante, l’accordo di programma, quello che tocca il Comune. Punto d’incontro tra prospettive, progetti e ricadute pratiche nel rapporto tra enti.
E che cosa è emerso dalla riunione della commissione Sanità di Gallarate? Soprattutto punti interrogativi. Anche in considerazione dei tempi che certi sviluppi necessariamente comportano. Notazione a margine: banchi semivuoti, rispetto alla prima convocazione.
Gli elementi della discussione poggiano su alcune certezze: salvo il padiglione Boito (probabilmente in virtù della firma architettonica, del prestigio e della riconoscibilità), salvo l’edificio accanto (forse per pura continuità, ha ipotizzato il sindaco, Andrea Cassani). E il resto?
La discussione si è arrovellata su destinazioni, attività, spazi. Spesso scontrandosi contro la parete costituita dalla mancanza di informazioni. Fra gli argomenti dibattuti: dove allocare i servizi oggi a disposizione? Come gestire e/o considerare i parcheggi? E la palazzina Cps di via De Magri?
Al fondo, aleggia il timore espresso dal sindaco: «Al di là di cosa ci sarà lì in futuro, bisogna capire se ci saranno edifici liberi. Trovare rigenerazione significa trovare investimenti, non svendendo e nemmeno consentendo chissà quale intervento. Bisogna tenere presente che a un certa distanza di tempo diventa difficile anche rigenerare». Pensiero rivolto alle occupazioni abusive, alla possibilità di abbattere, alla creazione di un argine rispetto a fenomeni difficili da controllare, a casi eclatanti come quello costituito dall’ex ospedale di Legnano.
Battibecco Pignataro (Pd) Colombo (Fdi) sulla deroga al dibattito pubblico votata da Gallarate e sul relativo potere contrattuale a tavoli di livello superiore.
Nodo efficacia della Commissione, così Luigi Galluppi (Centro Popolare): «Sono importanti programmazione e calendarizzazione degli incontri, occorre decidere che cosa dobbiamo discutere di volta in volta. C’è il rischio di discussioni poco concrete, mentre lo scopo è portare proposte ai tavoli giusti». Condivisione di Sonia Serati (+Gallarate): «Esiste la necessità di fissare date, scadenze, obiettivi. Di capire quali servizi garantire ancora ai cittadini, per poi pensare a come riqualificare».
Monito del tecnico, l’architetto Alessandra Pandolfi: «La maturazione in termini urbanistici di questi progetti avverrà in non meno di 12 o 15 anni. Occorre ragionare per vocazioni e funzioni, tenendo presente che ciò che si pensa oggi, in un arco temporale così lungo, potrebbe risultare vecchio. Non sappiamo quali saranno le esigenze della città fra 12 o 15 anni».
Al netto delle citate questioni relative alla viabilità (soprattutto ma non esclusivamente legate al nuovo ospedale) ecco la sfida: per che cosa pulserà il cuore di Gallarate?