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Busto Arsizio | 09 aprile 2022, 08:00

Busto, il primo vagito tra le mura domestiche

Non è una scelta d'altri tempi, ma la decisione di una mamma dei giorni nostri: così Irene D’Amario, 38 anni, ha dato alla luce Gabriel, un bimbo di oltre 4 kg, scegliendo la casa e non l’ospedale

Busto, il primo vagito tra le mura domestiche

Dare alla luce il proprio bebè in un ambiente familiare, circondato dai propri cari, con ostetriche che già si conoscono dal quinto mese.

Così Irene D’Amario, 38 anni, ha deciso di far nascere la sua creatura, il suo secondo figlio: in casa. Così Davide Maccagnan, 34 anni, è diventato papà per la seconda volta. Giovedì mattina in un’abitazione di Sacconago, Gabriel, un bel bambino di 4 chili e 220 grammi, ha emesso il primo vagito. Un’esperienza unica per una donna, meravigliosa, un momento indimenticabile che Irene ha deciso di provare nella sua casa, nel suo salotto, accanto al marito. L’altro figlioletto Sebastian di due anni era dalla zia, ma nel giro di pochissimo ha potuto abbracciare il fratellino.

La tutina del piccolo l’hanno presa direttamente dall’armadio. Non c’è stato bisogno del sacchettino numerato con nome e cognome in cui si pongono i vestitini del neonato, non c’è stato bisogno di medicine, non c’è stato bisogno di condividere le angosce di altre mamme, le complicazioni di chi è meno fortunata, di andare avanti e indietro per i corridoi di un ospedale per sentire meno il peso delle doglie. Il parto è avvenuto nel proprio ambiente, in un clima familiare appunto. Irene alle 10 ha avuto le prime avvisaglie, ma lei sapeva già alla perfezione come comportarsi. Rottura delle acque alle 10.30, arrivo delle ostetriche, a mezzogiorno le contrazioni si sono fatte sentire in modo importante, poi via con il travaglio e senza epidurale, senza nulla, alle 14.20 Gabriel è venuto alla luce.

Non è una storia d’altri tempi questa, ma la storia di una mamma che ha voluto assaporare il momento più bello della sua vita in casa sua, con chi desiderava lei, con il personale medico che voleva lei, con l’altro figlioletto che gironzolava in attesa del fratellino. Così è nato Gabriel.

«È stato molto bello, sono contentissima – commenta felice la mamma – Già lo avevo pensato per il primo parto. Ma poi ho desistito. Teniamo in considerazione che costicchia: vanno pagate le ostetriche, il pediatra e mentre altre regioni come il Piemonte, le Marche e l’Umbria elargiscono sovvenzioni, la Lombardia no». Ma al di là dell’aspetto economico, quello che più conta è il lato psicologico. «Le ostetriche le conosci già prima – prosegue Irene – Dal quinto mese, si effettua un percorso ad hoc con l’ostetrica che conosce già la storia. Ti senti seguita e assistita in modo diverso rispetto all’ospedale». E non c’è nemmeno il timore di aver bisogno immediatamente di un ospedale. «Non ho mai avuto questa paura. Ci si affida totalmente alle ostetriche, alla loro competenza e preparazione. Se qualcosa non funziona, sono pronte a intervenire e a portarti immediatamente all’ospedale. Le complicazioni sono eccezioni e se non c’è urgenza come il colore delle acque, travagli lunghi e altro si ha tutto il tempo per correre in ospedale. Comunque ci tengo a ribadire che il parto è un evento naturale».

A questo vanno aggiunti dei parametri che devono essere rispettati per il parto in casa: ad esempio non devono sussistere problematiche per la madre, la gravidanza deve essere fisiologica, non ci devono essere valori sballati, il diabete, la pressione alta e il bimbo dev’essere almeno di 37 settimane. «Sapevamo già che Gabriel sarebbe stato un bel bimbo di oltre 4 chili – precisa il padre – E quando un bimbo non è tanto piccolo è meno soggetto a problematiche».

Irene e Davide pensavano già di dare alla luce il primo figlio in casa, poi avevano scelto l’ospedale di Cittiglio. «È più adatto a perseguire dei criteri di intimità – prosegue Davide – Non persegue unicamente le logiche medicalizzate, ma crea ambienti ad hoc con luci soffuse, musica rilassante. Insomma il parto è favorito spesso dalle condizioni psicologiche della madre».

Manforte alla decisione di dare alla luce il piccolo Gabriel in casa, Irene e Davide l’hanno avuta da un’associazione di Arluno che si occupa di “parti in casa”: il “Filo di perle”.

Laura Vignati

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